Descrizione
Quota iniziale : 1278 m
Quota finale: 2156 m
Dislivello: 878 m
Tempo: 3:30 h da Pian Puzzo
Per l’escursione di oggi ritorniamo in Val Grande con un itinerario classico della zona: il Monte Zeda. Le vie per raggiungere la vetta sono diverse e noi scegliamo di percorrere la più semplice e frequentata che parte nei pressi dell’Alpe Archia.
Saliti in auto da Piancavallo arriviamo fino ad Alpe Colle dove in piazza imbocchiamo la stradina a sinistra che altro non è che la via Luigi Cadorna. Si tratta di una sterrata abbastanza stretta in cui sperare di non incontrare nessuno proveniente dalla direzione opposta. In un primo tempo corre nel bosco superando i resti di un ospedaletto militare attualmente in ristrutturazione, di una postazione per cannoni e un magazzino militare per poi aprirsi sulla valle. In circa 20 minuti si raggiunge il belvedere di Pian d’Arla dove è possibile lasciare l’auto in alternativa, visto la lunghezza del percorso, è possibile proseguire ancora una decina di minuti trascurando un primo bivio a destra per l’agriturismo Archia per giungere ad un secondo bivio sempre per Archia dove è presente sulla strada principale a sinistra una sbarra che limita il traffico ai mezzi autorizzati mentre una piccola rampetta sulla destra porta ad uno spiazzo in località Pian Puzzo dove è possibile lasciare l’auto ed ammirare i resti di un camminamento in trincea proprio alle spalle dei cartelli esplicativi..
Lasciata l’auto nel piccolo parcheggio e ultimati i consueti preparativi ci avviamo verso la strada oltrepassando la sbarra per iniziare la nostra camminata (Attenzione che al pomeriggio la sbarra è così). Volendo è possibile salire percorrendo la strada per Archia ma si allunga il percorso. Come detto più sopra la strada altro non è che un tratto della celebre Linea Cadorna costruita durante la prima guerra mondiale. Dopo pochi minuti di cammino superiamo i resti di una costruzione militare e quello che rimane di una grotta. Rimanendo sempre sulla via principale in circa 30 minuti di facile passeggiata si arriva a Passo Folungo da dove si ha un bel colpo d’occhio sulla Valle Intrasca. A Passo Folungo si hanno due possibilità: proseguire sulla lunga ma comoda strada oppure salire in direttissima utilizzando il ripido sentiero. Noi decidiamo di risparmiare le forze per il tratto finale e proseguiamo lungo la strada. Purtroppo il tempo non è un gran che e presto ci troviamo immersi nelle nuvole che ci accompagneranno tutta la giornata impedendoci di godere degli splendidi panorami che si vedrebbero da qui.
In prossimità dei tornanti sono presenti anche delle scorciatoie non sempre chiare per cui rimaniamo sulla strada. Di tanto in tanto ci voltiamo per vedere il tratto appena percorso e i nuvoloni che ci stanno seguendo. In circa un’ora e mezza arriviamo al bivacco Pian Vadà (1711 m) dove sono in corso dei lavori. Passiamo alla sinistra della costruzione e proseguiamo sempre lungo la strada fino a giungere ad un colletto dove la strada termina per lasciare il posto ad un largo sentiero che attraversa il Pian Vadà in leggera salita fino a giungere ai resti di una costruzione militare e ad un bivio: a sinistra si stacca il sentiero per il Pizzo Marona a destra si sale ancora qualche decina di metri fino ad arrivare in cresta da dove parte sulla destra il sentiero per il bivacco Alpe Fornà.
A questo punto inizia il tratto più faticoso di tutta l’escursione mancano solo 350 m circa dalla vetta ma sono veramente ripidi e il sentiero, in alcuni punti un po’ franoso, richiede attenzione. Si procede lungo la cresta avvolti dalla nebbia che di tanto in tanto si alza lasciandoci intravedere la croce di vetta. Arriviamo in cima dopo circa 3 ore e mezza dalla partenza e siamo soli ma visto il tempo la cosa non ci stupisce. Firmiamo il libro di vetta e ci concediamo la sospirata pausa pranzo sotto lo sguardo attento di Toby. Rimaniamo in cima un’oretta sperando che il tempo migliori ma non siamo così fortunati così incominciamo a scendere ma non prima di trovare un bel mazzolino di stelle alpine.
Per la discesa seguiamo lo stesso itinerario della salita prestando la massima attenzione soprattutto lungo la cresta. Quando arriviamo al colletto sopra il bivacco Pian Vadà la nebbia è forte e la visibilità è limitata a una decina di metri ma armai si tratta di scendere lungo la strada ed è impossibile perdersi. Arriviamo alla macchina con il sole ma in cima il tempo continua ad essere brutto, dovremo tornare un’altra volta per gustarci il panorama!!!
La gita fino al Pian Vadà è una facile passeggiata anche se un po’ lunga mentre la salita alla vetta richiede un minimo di attenzione e allenamento.
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Cartina e indicazioni stradali
Accesso stradale: Autostrada A26 uscita Verbania. Girare a destra e imboccare la SS34 fino a Verbania. Seguire le indicazioni per Premeno e quindi per l’Istituto Auxxologico Italiano di Piancavallo. Lasciato l’ospedale sulla destra si prosegue per la strada asfaltata a tratti stretta fino ad Alpe Colle dove si imbocca la stradina a sinistra che presto diventa sterrata. Proseguire per circa 30 minuti fino a Pian Puzzo dove è possibile lasciare l’auto in un piccolo spiazzo.
ATTENZIONE da questo punto è presente una sbarra che limita il traffico meglio non proseguire perché al pomeriggio la sbarra è abbassata.
Coordinate parcheggio: N 46.035665° E 8.600219°
Leggende storia e curiosità
Leggenda del Pian Cavallone
Secondo la leggenda del Pian Cavallone nel 1790 viveva sulle pendici del Monte Zeda un rude e perverso pastore di nome Martino (Martinas nel dialetto locale) il quale si era invaghito di una bionda e bellissima pastorella che nei mesi estivi viveva con le sue pecore in una baita situata al Pian Cavallone nella zona dove sorge il rifugio CAI.
La bionda pastorella pura come un rododendro che nasce e fiorisce al Pian Cavallone non voleva saperne delle attenzioni del maturo Martinas e cercava di sfuggirne la presenza.
La sera del 14 agosto 1769 Martinas deciso più che mai a godere delle grazie della pastorella, scese dallo Zeda cavalcando un bianco cavallo e si presentò all’amata rinnovando le sue odiose brame.
Ai rinnovati rifiuti il torvo Martinas nel colmo del furore si lanciò sulla pastorella e la buttò nel burrone sottostante uccidendola.
Il sangue della pastorella, così barbaramente uccisa, si sparse sulle pendici del Pian Cavallone che si ricoprì d’una selva sanguigna di rododendri che ancor oggi si possono ammirare .
Compiuto il delitto Martinas rimontò sul cavallo bianco ma nel fuggire verso il Monte Zeda il cavallo inciampò e trascinò nel burrone il bieco Martinas.