Descrizione
Quota iniziale : 1507 m
Quota finale: 2061 m
Dislivello: 554 m +30m di perdite di quota
Tempo: 2:00 h
L’escursione di oggi ci porta in Valle Antrona a costeggiare il Lago dei Cavalli per salire fino al Rifugio Andolla. Pur non presentando difficoltà oggettive in questa stagione la presenza di residui di slavine rende alcuni passaggi delicati e non adatti a bimbi piccoli. In loro presenza è meglio sentire il gestore del rifugio per capire lo stato del sentiero prima di intraprendere la salita.
Lasciata l’auto nel parcheggio nei pressi della diga del Lago dei Cavalli che purtroppo è invaso dai resti di una slavina, ci avviamo verso il muraglione che attraversiamo per portarci alla destra orografica del bacino e imboccare il comodo sentiero. Un cartello indica ottimisticamente che ci vorranno 2 ore per arrivare a destinazione. In pochi minuti arriviamo al bivio per il Passo Forcola che ignoriamo per proseguire dritto. Poco più avanti una fresca fontana ci offre la possibilità di un breve rinfresco.
Proseguiamo sul sentiero fino a giungere ad un ponticello improvvisato visto che quello ufficiale è stato distrutto probabilmente da una slavina lo scorso inverno e poco oltre un punto panoramico con un bel crocifisso. Il colpo d’occhio sul lago toglie il fiato e in breve giungiamo all’Alpe Gabbio (1505 m) dove dobbiamo attraversare i resti di una slavina per arrivare al ponte sul torrente Loranco che attraversiamo. Un’occhiata a valle e incominciamo a salire. Dopo una prima breve salita il sentiero si snoda in un lungo traverso che sale dolcemente superando un’altra slavina coi suoi ponti di neve. Alzato lo sguardo intravvediamo tra gli alberi la nostra meta che avviciniamo col teleobiettivo. Superiamo un guado di fortuna ma ormai il rifugio ci appare sempre più nitido. Dopo un’oretta circa di cammino giungiamo alla Piana Ronchelli (1578 m) con la sua bella cappelletta e la sua fonte.
Uno sguardo alla vallata appena percorsa e ricominciamo a salire. Da questo punto in poi il sentiero si fa sempre più ripido anche se mai veramente impegnativo.
Superiamo l’ennesima slavina questa volta con tanto di mini crepaccio da saltare e riprendiamo a salire lungo il sentiero fin sotto ad una balza rocciosa che occorre aggirare. Dopo una svolta ecco che compare il rifugio che sembra giocare a nascondino con le rocce. Il problema è che nonostante si continui a salire sembra sempre lontano. L’ultimo tratto è una pietraia assolata dove occorre prestare molta attenzione per non perdere il sentiero che sale indicato da ometti e segnali bianco/rossi sulle rocce. Se si seguono queste indicazioni non si incontrano difficoltà in pratica è come salire una scala di pietra.
Finalmente eccoci al rifugio e alla sua originale fontana. Ci attardiamo qualche minuto a fare le foto verso la valle e verso i monti che purtroppo sono parzialmente coperti dalle nuvole dopo di che passiamo alle cose serie e ci sistemiamo sui tavoli all’aperto (i cani nei rifugi CAI non possono entrare) per consumare un ottimo piatto unico al rifugio.
Mentre consumiamo il nostro meritato pasto ci sentiamo osservati così alziamo gli occhi ed ecco che scopriamo chi ci sta osservando: uno splendido esemplare di stambecco. In pochi minuti anche un suo amico si unisce a lui probabilmente incuriosito da un così strano pubblico. Dopo pranzo ci attardiamo nei dintorni del rifugio per ammirare i due stambecchi oltre alla cappelletta dedicata a San Bernardo e alla comoda bussola delle cime.
Si è fatto tardi ed è giunto il tempo di iniziare a scendere lungo lo stesso sentiero della salita. Arrivati al Lago dei Cavalli diamo un ultima occhiata al lago e all’Alpe Cheggio prima di arrivare all’auto soddisfatti per il bel giro effettuato.
Galleria Foto
Cartina e indicazioni stradali
Accesso stradale: Autostrada A26 e proseguire sulla E62 fino all’uscita Villadossola. Seguire le indicazioni per Antrona. Seguire la strada principale fino ad Antronapiana. Dalla piazza seguire le indicazioni per Cheggio e proseguire fino alla diga.
Coordinate parcheggio: N 46.087449° E 8.114239°
Leggende storia e curiosità
La vecchia d’Andolla
Una leggenda molto nota ricorda le frequenti incursioni dei Vallesani in Valle Antrona e fu raccolta da Giulio Bazzetta nel libro “La Valle Antrona e la formazione del lago di Antronapiana” Tipografia Porta – Domodossola 1880. Si tratta della “ leggenda della vecchia d’Andolla”.
La leggenda racconta di un gruppo di Vallesani che superato il passo d’Andolla si era raccolto nella sottostante alpe attendendo la notte per poi piombare improvvisamente su Antronapiana. Una vecchietta, che casualmente si trovava lassù, venne catturata da quei predoni, che la volevan morta per paura che corresse a valle a dar l’allarme. Tanto seppe fare e ancora più dire la poveretta, da riuscire a salvarsi la vita, a patto però, con i più sacrosanti giuramenti, che non rivelasse a nessuno la presenza dei briganti sulla montagna.
Era giorno di festa e la vecchia giungendo in paese, trovò tutti in chiesa. Cosa fece allora la poverina che aveva cara la propria anima ma anche la vita dei valligiani? Si portò con rocca e fuso fuori dalla chiesa e attese l’uscita dei compaesani filando e recitando una filastrocca nel dialetto del paese:
Traduzione letterale | |
Ròca e fijus | Rocca e fuso |
I prèi d’Anola in tita lis; | le pietre d’Andolla son tutta luce; |
Fijus e ròca, | fuso e rocca, |
La po’ di angòta la mi bòca ! | non può dir altro la mia bocca! |
(con questi detti la vecchia alludeva al luccicar delle armi vallesane in prossimità delle alpi d’Andolla)
La gente stabiliata faceva ressa intorno alla vecchia chiedendole perché parlasse in modo così strano ma lei continuava a recitare la filastrocca.
Siccome la vecchietta aveva fama di vecchia volpe, gli anziani incominciarono ad insospettirsi e senza perdere tempo imbracciarono le armi e corsero ad occupare la stretta presso l’Alpe dei Cavalli da dove dovevano necessariamente passare i briganti per scendere a valle. Durante la notte quando i briganti arrivarono all’alpe si trovarono davanti i valligiani armati così dovettero risalire in vetta e tornare da dove erano venuti maledicendo la vecchia di Andolla.