Descrizione
Quota iniziale : 1631m
Quota finale: 2222m
Dislivello: 845 comprese le perdite di quota
Tempo: 6:00 h
L’escursione di oggi è forse la più bella di tutta la valle del Devero. E’ un giro ad anello che attraversa alcuni degli alpeggi famosi per la produzione del celebre formaggio Bettelmatt e per questo oltre che col nome di Traversata del Grande Est è anche conosciuta come La Via del Formaggio.
L’intero percorso tocca sei alpeggi tre dei quali ancora caricati (Fontane. Sangiatto e Forno), mentre gli altri tre (Corbernàs, della Valle e della Satta) sono ormai abbandonati. Dall’Alpe Fontane all’Alpe Forno Inferiore sono circa sette chilometri di falsopiano con alcuni saliscendi a circa 2000 2200 metri di quota per un dislivello totale di circa 800 m.
Arrivati a Devero con circa 30 minuti di ritardo rispetto il previsto a causa di un disguido lungo la strada, decidiamo a malincuore di tagliare leggermente il percorso evitando di salire all’Alpe Fontane e puntando direttamente l’Alpe Sangiatto.
Lasciata l’auto nel silos al termine della strada che porta a Devero ci incamminiamo oltre la sbarra attraversando la frazione verso la località I Ponti. Attraversiamo il primo ponte sul torrente Devero e subito dopo, in prossimità di una casa con una bella meridiana e i segni delle scorse nevicate, prendiamo la strada che piega a destra e riattraversa il torrente. Inizia ora la vecchia mulattiera per Crampiolo che sale nel bosco costeggiando per un breve tratto il torrente Devero. Presto si giunge ad un primo bivio dove occorre tenere la destra. La mulattiera è sempre molto larga e sale dolcemente fino ad una breve scalinata scavata nella roccia. Subito dopo eccoci giunti ad un altro bivio in prossimità della Corte d’Ardui. Anche qui teniamo la destra e saliamo lungo il sentiero che costeggia sulla sinistra le baite e sale velocemente superando il bivio per Crampiolo e appena dopo il bivio per l’Alpe Fontane che a nostro malincuore tralasciamo per proseguire dritto lungo il sentiero che sale lungo un canalone fino a sbucare in un falsopiano ricoperto da splendide Carline e che termina con un ponticello di legno.
Attraversiamo il ponticello e imbocchiamo la sterrata che ci porterà dopo una serie di ripidi ma molto panoramici tornanti fino al lago Sangiatto Inferiore prima e all’Alpe Sangiatto subito dopo.
Ci attardiamo qualche minuto per visitare l’ormai scarica Alpe Sangiatto ma il tempo è tiranno e la palina segnaletica ci ricorda che mancano ancora più di 2 ore all’Alpe Forno, capolinea della nostra gita.
Riprendiamo il cammino lungo il sentiero che in falsopiano attraversa la vallata tenendosi una decina di metri a monte del Lago Sangiatto Superiore che è quasi asciutto in questa stagione.
Superato il lago ci voltiamo per dare un’occhiata al Monte Cistella e al Pizzo Diei che dominano il fondo della vallata mentre davanti a noi la Punta d’Arbola e il Monte Figascian ci indicano la via. In circa 25 minuti eccoci arrivati ai pascoli della Corte Corbernàs con al centro la baita ormai in disuso.
Il sentiero prosegue alle spalle della baita e dopo aver superato una piccola balza prosegue in falsopiano dominando la vallata e il Codelago fino a giungere in vista dell’Alpe della Valle ormai diroccata. Il sentiero scende deciso fino ad un ponticello di legno che attraversiamo e subito dopo pieghiamo a sinistra sempre seguendo l’evidente sentiero e le indicazioni della palina. Proseguiamo in falsopiano con il Codelago ai nostri piedi fino a giungere ad un canalone nel quale scorre uno spumeggiante torrente. Lo attraversiamo senza difficoltà e continuiamo a salire fino ad un secondo guado che superiamo appena prima dell’arrivo all’Alpe La Satta.
Una palina ci indica la via a sinistra, da questo punto il sentiero è anche segnalato dalla presenza di pali di legno con l’estremità dipinta di bianco e rosso. Riprendiamo a salire per superare una balza, non senza fermarci per guardarci intorno. I ragazzi sono entusiasti e continuano a ripetere che sembra di essere in una cartolina!!!
Inizia ora l’ultimo tratto verso l’Alpe Forno e i boschi e i pascoli incontrati fino ad ora lasciano il posto alla prateria alpina disseminata di piccoli laghetti a volte pieni d’acqua altre prosciugati. Ci fermiamo lungo le rive di uno di questi per consumare un meritato quanto breve pranzo per poi proseguire sempre in piano lungo questa meravigliosa vallata. Appena prima di giungere all’Alpe Forno incontriamo un ruscello che scorre pigro fino ad una spaccatura nella roccia che lo inghiotte (Attenzione bimbi per mano!).
Finalmente dopo quasi cinque ore (comprese le pause) eccoci arrivati all’Alpe Forno Inferiore.
Da qui è tutta discesa lungo la Via Alpina che sovrastando il Lago di Pianboglio ci porta in meno di mezz’ora al Canaleccio un canalone ricco di marmotte e che sbuca in testa al Codelago.
A metà circa del Canaleccio decidiamo di abbandonare la Via Alpina e proseguire lungo un sentierino che scende a sinistra lungo una valletta laterale fino a Spigher dove si ricongiunge alla GTA. Superato questa baita il sentiero inizia a salire per un breve tratto in prossimità delle rocce piangenti, superiamo un paio di gruppi di mucche che stanno ancora pascolando e in men che non si dica eccoci alla fine del lago ad imboccare la strada che in poche decine di minuti ci porta a Crampiolo. Le possibilità per scendere a Devero sono tre: lungo i sentieri invernale o estivo oppure lungo la mulattiera, noi scegliamo quest’ultima e in venti venticinque minuti eccoci a Devero e quindi alla macchina.
Escursione un po’ lunga ma non troppo faticosa grazie all’intervallarsi di tratti in salita a lunghi tratti in falsopiano dove riacquistare le forze. L’assoluta assenza di tratti impegnativi o pericolosi la rende adatta a tutti con un minimo di allenamento.
Galleria Foto
Cartina e indicazioni stradali
Accesso stradale: Autostrada A26 e proseguire sulla E62 fino all’uscita Crodo. Imboccare la SS659 e seguire la strada fino a Baceno. Svoltare a sinistra per Devero. Giunti all’abitato di Goglio attraversare il ponte e proseguire sulla strada per Devero fino al parcheggio.
Coordinate parcheggio: N 46.313056° E 8.260833°
Leggende storia e curiosità
Il Bettelmatt®
Fin dal XIII secolo, tempo della colonizzazione Walser, col nome di “Bettelmatt” si identificava un formaggio ossolano d’alpeggio d’eccellenza usato come merce di scambio, per il pagamento degli affitti, delle concessioni di alpeggio e delle tasse. Il nome Bettelmatt® sembra derivare da “bettel” che significa questua e da “matt” che in tedesco significa pascolo, da qui il nome “pascolo della questua”.
Il Bettelmatt® è un formaggio a pasta compatta di colore che va dal giallo all’oro, la crosta di colore marroncino tendente allo scuro è ruvida. Viene prodotto da latte crudo intero di una mungitura prevalentemente di mucche di razza bruna tra luglio e settembre esclusivamente in sette alpeggi della Valle Antigorio Formazza denominati Morasco o Bettelmatt, Kastel, Val Toggia, Vannino, Poiala, Forno e Sangiatto ad un’altitudine compresa tra i 1800m e i 2200 m s.l.m..
Nell’autunno del 1998 è stato per la prima volta registrato presso la Camera di Commercio del VCO il marchio Bettelmatt® da parte di un produttore che successivamente nel 2001 ha venduto la proprietà e i diritti del marchio alla Comunità Montana. In quell’occasione sono state stabilite alcune regole di produzione.
Nel 2002 è nata la pelure o velina che viene applicata direttamente sulle forme mentre nel 2003 è stata introdotta anche la marchiatura a fuoco apposta direttamente sul prodotto da un esperto che ne certifica la qualità, l’assenza di difetti e i processi di produzione previsti dal decalogo sottoscritto da tutti i produttori.
La grande qualità di questo formaggio è data oltre che dai processi di produzione anche e soprattutto dalla presenza nei sopra citati pascoli dove si nutrono gli animali dell’erba mottolina o muttolina che conferisce un sapore inconfondibile al formaggio.