Al momento stai visualizzando Bassa Valsesia – Monte Tucri passando da La Cadrega (anello)
La Cadrega verso la vetta del Monte Tucri

Descrizione

Quota iniziale : 405 m
Quota finale: 791 m
Dislivello: 425 m comprese le perdite di quota (386 m fino al Monte Tucri)
Distanza totale A/R: 5,00 km
Tempo: 2:00 h intero giro escluse le soste; (1:00 h la sola salita al Monte Tucri)

La salita al Monte Tucri da Quarona lungo il sentiero 733 non presente alcuna difficoltà ed è adatta a tutti con un minimo di allenamento essendo su bella mulattiera o largo sentiero ma un po’ ripida.

La discesa dalla vetta del Monte Tucri dal versante nord-est lungo il sentiero 732 per fare un anello NON E’ ADATTA ai bambini per la presenza di TRATTI ESPOSTI attrezzati con catene e se ne sconsiglia la percorrenza anche agli adulti in presenza di terreno bagnato o ghiacciato.

Con i bambini, pertanto si consiglia di ridiscendere a valle lungo lo stesso sentiero della salita. La classificazione Facile di questa gita fa riferimento a questa opzione.

Lasciata l’auto nel comodo parcheggio accanto al campo sportivo ci avviamo lungo Via G. Lanzio e dopo un centinaio di metri svoltiamo a sinistra sempre in Via Lanzio. Dopo poche decine di metri si incontrano i cartelli di inizio sentiero.

Incominciamo a salire lungo la mulattiera per la Chiesa di San Giovanni Al Monte che presto diventa lastricata. Dopo cinque minuti, raggiungiamo una cappellina dove svoltiamo a sinistra e continuiamo a salire lungo la lastricata mulattiera contornata da ciuffetti di primule. Passiamo una seconda cappellina con un punto panoramico e in pochi minuti siamo alla Chiesa di San Giovanni al Monte (15 minuti dalla partenza). La primitiva costruzione di questa Chiesa risale al IV V secolo. Successivamente nel IX secolo è stato aggiunto il battistero e nel XII secolo la chiesa è stata ampliata fino ad assumere la singolare architettura attuale. Purtroppo, è chiusa e non possiamo ammirare gli interni per cui dopo una foto al panorama riprendiamo a salire e in circa cinque minuti arriviamo alla Chiesa della Beata Panacea al Monte (20 minuti dalla partenza) edificata nel 1409 sul luogo del martirio della Beata Panacea e successivamente ampliata nel 1663.

Anche questa chiesa è chiusa e dobbiamo accontentarci di un’occhiata interna da un foro di una finestra.

La salita ora prosegue sul sentiero che parte dietro la chiesa e dopo un tratto piuttosto ripido si arriva ad un punto panoramico dove La Congrega d’la Cadrega ha posato nel 2022 “La Cadrega Rosa ai piedi del Rosa” una sedia alta più di due metri dalla quale si può godere del panorama sulla valle.

Il sentiero prosegue nel bosco e in una mezz’oretta dopo aver superato una piccola anticima si arriva in vetta al Monte Tucri (1 ora dalla partenza). Qui il panorama è precluso dalla presenza degli alberi ma se si prosegue poche decine di metri verso nord est il panorama si apre e si può scorgere il lago di Sant’Agostino.

ATTENZIONE come detto all’inizio in presenza di bambini ci si deve fermare qui e rientrare a valle ripercorrendo il sentiero 733 della salita lo stesso per gli adulti in caso di terreno bagnato o ghiacciato.

Dopo una breve pausa iniziamo la discesa lungo il sentiero 732 marcato EE. Il percorso si fa subito molto ripido e in breve incontriamo un tratto esposto reso un po’ più sicuro dalla presenza di catene ma ugualmente è da percorrere con la massima cautela e attenzione, per fortuna questo tratto è breve. Aggiriamo il Salto della Matrigna da dove si pensa si sia buttata la matrigna della Beata Panacea dopo averla uccisa. Il sentiero prosegue nel bosco non è più esposto ma è sempre molto ripido nonostante la presenza di gradoni di legno. Dopo una mezz’oretta decisamente impegnativa arriviamo ad incrociare il sentiero del Pellegrino che sale dalla Chiesa della Beata Panacea al Monte. Svoltando a sinistra si proseguirebbe sul sentiero 732 e con un lungo anello si potrebbe rientrare a Quarona ma il meteo non promette niente di buono pertanto svoltiamo a destra e imbocchiamo il sentiero 732A o Sentiero del Pellegrino che in un chilometro di saliscendi lungo il fianco della montagna ci riporta alla Chiesa della Beata Panacea. Da qui si potrebbe ridiscendere lungo lo stesso sentiero dell’andata ma volendo cambiare un pochino prendiamo la strada sterrata accanto alla chiesa e scendiamo fino alla Chiesa di San Giovanni rimanendo su questa facile opzione.

Giunti a quest’ultima chiesa riprendiamo la mulattiera lastricata che abbiamo percorso in salita e in 10-15 minuti siamo alla macchina. Da qui alzando gli occhi scorgiamo La Cadrega che ci guarda dall’alto (con teleobiettivo).

 

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N 45.763610° E 8.271076°

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Leggende storia e curiosità

Beata Panacea De’ Muzzi

Stando ad alcune fonti storiche, Panacea nacque a Quarona nel 1368, da Lorenzo Muzio, originario di Cadarafagno e Maria Gambino, originaria di Ghemme. L’improvvisa morte della madre spinse il padre a risposarsi nuovamente per non far mancare alla sua bambina il così importante elemento materno. Lorenzo prese dunque in moglie una certa Margherita Gabotto, proveniente da Locarno Sesia, anch’ella vedova e madre di un’unica figlia. Successivamente al nuovo matrimonio del padre, Panacea, sempre dedita alle buone azioni e alle cure dei malati, iniziò a subire continui maltrattamenti e sevizie da parte delle nuove parenti, contrarie alle sue opere di carità ed ostili alla sua pietà. Come descritto in modo particolareggiato dai più recenti biografi, la fanciulla veniva sottoposta ai lavori più umili ed era continuamente sorvegliata, anche con l’avanzare della sua età.

Una sera primaverile del 1383, l’allora quindicenne Panacea era lontana da casa per badare alle pecore; la matrigna, non vedendola arrivare, si recò personalmente alla sua ricerca. Sorpassando i pascoli di Quarona ed il monte Tucri, la donna ritrovò la fanciulla in preghiera, presso l’antica chiesa di San Giovanni, esattamente poco più a monte della medesima, ove sorge un oratorio detto della Beata al monte eretto nel 1663. Furibonda, Margherita la rimproverò severamente e, in preda ad un momento di furore, la colpì violentemente e ripetutamente con un particolare oggetto, forse un fuso o un bastone ritrovato nelle vicinanze, uccidendola sul colpo. Accortasi subito del delitto commesso, la donna si gettò disperata in un vicino burrone. Attratti dal suono spontaneo e prolungato delle campane quaronesi, accorsero il papà e gli abitanti di Quarona con il parroco don Rocco che, tuttavia, non riuscirono a sollevare da terra il corpo di Panacea. Il parroco informò l’allora Vescovo di Novara, Oldrado Maineri, il quale giunse accompagnato dal clero che constatò il fatto miracoloso ed in nome di Dio comandò al corpo di Panacea di lasciarsi sollevare. Allora il corpo venne portato a valle e posto su un carro trainato da buoi, ma i buoi non riuscirono a trainare il carro e vennero sostituiti da due vitelle non ancora sottoposte a traino e queste si incamminarono senza guida verso un campo di proprietà di Lorenzo Giuliani, parente di Panacea, che però si oppose alla sepoltura nel suo campo. Le vitelle, guidate dallo spirito di Panacea, ripresero il viaggio verso la pianura, seguite dal Vescovo, dal clero e da molta gente. Attraversarono Borgosesia, Grignasco, Prato Sesia, Romagnano Sesia e giunsero a Ghemme; anche le campane della chiesa di Ghemme suonarono spontaneamente come arrivò la salma di Panacea ed i cittadini ghemmesi accorsero per vedere il carro fermarsi nel cimitero, dove era sepolta la mamma di lei. Panacea venne così sepolta accanto alla madre il 1º maggio 1383, primo venerdì del mese.

tratto da wikipedia