Descrizione
Quota iniziale : 210 m
Quota finale: 1000 m
Dislivello: 850 m circa
Distanza totale A/R: 16,10 km
Tempo: 5:10 h intero giro escluse le soste
Giro ad anello alla scoperta di un tratto della celebre Linea Cadorna. L’itinerario non presenta nessun tipo di difficoltà ma per la sua lunghezza (16 Km) e dislivello (oltre 800 metri) è indicato solo ai ragazzini con un discreto allenamento.
In realtà è possibile fare tre anelli diversi a seconda del grado di allenamento:
- un anello “basso” fino al Forte di Bara (200m di dislivello) e poi proseguire in piano lungo la strada militare fino alla vecchia cava di marmo per poi scendere verso Ornavasso e rientrare lungo l’itinerario A00a (circa 6,5 lm);
- un anello “medio” che sale lungo la strada militare fino a quota 690 m circa (490 m di dislivello) e poi devia verso est fino ad incontrare la strada asfaltata per il Santuario della Madonna del Boden;
- un anello “alto” che sale fino un po’ sopra all’Alpe Barumboda (circa 850 m di dislivello) e scende lungo la strada nuova passando dal Santuario della Madonna del Boden e rientrando al forte di Bara seguendo la strada militare.
Questa descrizione si riferisce all’anello “alto” quello più lungo.
Lasciata l’auto nell’ampio parcheggio a Punta di Migiandone prima di iniziare la salita gironzoliamo tra i cannoni e le targhe che sono stati qui sistemati a ricordo degli eventi storici.
Imbocchiamo il sentiero A21 ossia la Strada militare della Linea Cadorna e subito veniamo colpiti dall’immenso lavoro che ha comportato la costruzione di questa strada. Già dopo cinque minuti incontriamo l’ingresso della prima trincea e pochi minuti dopo quello dei camminamenti. Muniti di torcia entriamo nella galleria che sbuca in un camminamento che porta ad un punto molto panoramico proprio di fronte ai Corni di Nibbio. Ritorniamo sulla strada e continuiamo a salire incontrando altre gallerie ma anche moltissimi ramarri.
In circa quaranta minuti comprensivi delle visite ai camminamenti e alle trincee arriviamo al Forte di Bara dove è stato posato un grosso cannone e un mortaio. Proseguendo sulla destra troviamo una piazzola con un cannocchiale e una visuale privilegiata sulle montagne del vicino Parco della Val Grande e sulla grande frana della Valle di Nibbio con il caratteristico “Ul Fra”.
Riprendiamo il cammino dirigendoci verso sinistra oltrepassando la piazzola con la bandiera e seguendo le indicazioni per l’Alpe Barumboda sentiero A21 un cartello indica 1 ora e 50 minuti.
Dopo circa 350 metri lasciamo la pianeggiante strada militare (anello “basso”) per prendere a destra il sentiero A21 che prende presto quota con stretti tornanti. In circa 20 minuti arriviamo ad una galleria scavata nella roccia che attraversiamo e continuiamo a salire lasciando sulla destra la deviazione per l’alpe Cuna. Il panorama è sempre notevole e dopo un’altra mezz’oretta arriviamo ad incrociare un altro bivio (anello “medio”). Ignoriamo anche questa deviazione e proseguiamo sulla strada militare che regala scorci incredibili. Salendo troviamo molti alberi caduti o inclinati che rendono il paesaggio molto suggestivo. Dopo un’altra mezz’ora arriviamo all’Alpe La Solitudine e 30 minuti dopo eccoci all’isolata baita dell’Alpe Barumboda a quota 975 m (2:30 h dalla partenza escluse le soste e 770m di dislivello circa).
Ci fermiamo per una meritata pausa pranzo con vista ma il tempo passa e il giro è ancora lungo, perciò ripartiamo seguendo la strada in falso piano fino ad incrociare la strada asfaltata nei pressi di Ca d’Arola a 1000 metri di altitudine.
Svoltiamo a sinistra e iniziamo a scendere verso l’Alpe Frasmatta che attraversiamo con l’intenzione di scendere lungo la Strada Vecchia sentiero A25. Ci fermiamo a fare quattro chiacchiere con un signore del posto che ci avverte che il sentiero che vogliamo percorrere in realtà non è molto sicuro essendo stato in parte danneggiato dall’alluvione di qualche anno fa e ce ne sconsiglia la percorrenza. Senza se e senza ma seguiamo il prezioso consiglio e con una piccola deviazione nel bosco ignoriamo l’inizio del vecchio sentiero e ci portiamo sulla strada nuova che asfaltata scende con ampi tornanti. E’ questa un po’ più lunga ma sicuramente più facile e sicura ed è chiusa al traffico non autorizzato per cui passano pochissime auto. Ignoriamo ogni deviazione ed arriviamo fino alla strada che da Ornavasso sale al Santuario della Madonna del Boden. Decidiamo di fare una piccola deviazione e saliamo al santuario dove ci fermiamo per una breve visita.
Torniamo quindi sui nostri passi e riprendiamo a scendere lungo la strada asfaltata fino alla vecchia cava di marmo e all’imbocco della strada Cadorna. Un cartello indica che ci vorranno 25 minuti per tornare al Forte di Bara. Camminando di buon passo essendo praticamente in piano arriviamo presto al bivio del sentiero A21 che avevamo preso questa mattina per salire all’Alpe Barumboda e in pochi minuti siamo al Forte di Bara dove non ci resta che scendere lungo lo stesso itinerario della salita.
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Leggende storia e curiosità
La Linea Cadorna
La Linea Cadorna è un sistema di fortificazioni militari che doveva difendere il confine nord dell’Italia a ridosso della Svizzera. Le linee fortificate proteggevano il territorio italiano tra il Gran San Bernardo e la Valtellina. Nel VCO esse coprono un dislivello di 2000 m tra la piana del Toce e il Monte Massone e fra il Lago Maggiore e il Monte Zeda. Furono costruite nel corso della prima guerra mondiale tra il 1916 e il 1918 in funzione difensiva a fronte di un eventuale attacco austro-tedesco attraverso la Svizzera e furono volute dal generale Luigi Cadorna.
Il generale Luigi Cadorna fu capo di stato maggiore dell’esercito italiano fino al 1917.
Era originario di Pallanza sul Lago Maggiore e proveniva da una nobile famiglia di tradizioni militari. Il padre Raffaele nel 1870 guidò la conquista di Roma attraverso la “Breccia di Porta Pia”.
La Linea Cadorna comprende un fitto reticolo di strade e mulattiere militari, trincee, postazioni d’artiglieria, luoghi di avvistamento, ospedaletti e strutture logistiche, centri di comando. Il sistema difensivo vide la costruzione di 72 km di trincee, 88 baraccamenti, 296 km di strade camionabili e 398 km di mulattiere.
Furono impiegati 15-20.000 operai con punte di 30.000 nella primavera del 1916. Non vennero mai utilizzate per il successivo decadere delle strategie militari legate alla “guerra di posizione”.
Oggi la Linea Cadorna rimane come un patrimonio di sentieri per l’escursionismo e uno stupefacente complesso di archeologia militare. Una lezione della Storia per cui queste strade di guerra sono diventate sentieri di pace.
Tratto dai pannelli della “Comunità Montana Alto Verbano”