Descrizione
Quota iniziale : 285 m
Quota finale: 741 m
Dislivello: 722 m comprese le perdite di quota
Distanza totale A/R: 17,90 km
Tempo: 5:00 h escluse le soste
Il giro di oggi unisce in realtà due anelli che possono essere percorsi anche singolarmente. Si tratta dell’anello azzurro o Sentiero dei Fossili che parte da Prato Sesia e si sviluppa verso nord su un itinerario di circa 6 km e che deve il suo nome alla presenza di affioramenti di fossili del Pliocene nel Rio Cavallirio e l’anello Rosso o sentiero dei Motti che parte dal Santuario di Boca e si sviluppa per circa 7.8 km tra le principali cimette della zona dette appunto Motti. I due anelli possono essere uniti per fare un unico grande anello che si sviluppa su 18 km e circa 700 metri di dislivello.
La maggior parte dei sentieri sono di facile percorrenza, non presentano nessuna difficoltà tecnica e sono adatti a tutti con un paio di eccezioni una sul sentiero dei fossili e una lungo il sentiero di congiunzione dei due anelli tra il cimitero di Boca e il ritorno sull’anello dei fossili. Nella descrizione del percorso evidenzieremo di volta in volta i tratti più difficoltosi.
Per quanto detto sopra in presenza di bimbi meglio separare i due percorsi. Coi più piccoli meglio limitarsi al sentiero dei fossili evitando il tratto impegnativo come descritto più sotto mentre coi più grandicelli è possibile fare il solo sentiero dei Motti che avevamo descritto in un altro articolo che potete trovare qui.
Lasciata l’auto nel piccolo parcheggio gratuito all’inizio di via Vaglio dove si trovano anche i primi pannelli esplicativi, ci dirigiamo verso nord lungo la strada che per il primo tratto è asfaltata per poi diventare sterrata superata l’isola ecologica seguendo il segnavia SF. Passiamo sotto il viadotto della statale e proseguiamo tenendo la sinistra. La sterrata continua in piano tra sculture in legno disseminate qua e là. Poco dopo incontriamo un piccolo guado sul Rio Campaione e a seguire un primo bivio in cui proseguiamo dritto mentre al ritorno rientreremo da destra. Per evitare il tratto non manutenuto, coi bambini meglio proseguire tenendo la destra e al bivio successivo proseguire dritto e ricongiungersi più avanti all’itinerario da noi descritto.
Lasciamo il sentiero 784 sulla destra e proseguiamo sul sentiero 782. Dopo un piccolo guado attraversiamo il Torrente Roccia sul Pont Strisciora. Al primo bivio teniamo la destra e al secondo bivio un centinaio di metri più avanti teniamo ancora la destra seguendo il Vallone Cavallirio. Questo sentiero non è segnato su nessuna mappa in nostro possesso e neanche sul gps ma ci fidiamo dei cartelli e proseguiamo. Dopo un altro piccolo guado giungiamo in una piccola radura ai piedi della collina dove troviamo un’indicazione che ci fa salire verso destra. Qui inizia il tratto non manutenuto infatti dopo pochi metri un albero sbarra il sentiero, lo aggiriamo ma la traccia diventa sempre meno visibile coperta da rovi per cui dopo un breve ravanage decidiamo di salire dritto per diritto sulla collina dove sappiamo esserci il sentiero 784 che avevamo abbandonato poco prima.
Raggiunta la colma ritroviamo la sterrata 784 che seguiamo verso nord (i più piccoli arriverebbero qui da sud). Proseguiamo in piano per circa 800 metri fino ad arrivare ad un casotto. Qui termina la prima parte dell’anello del sentiero dei fossili, coi bambini è possibile prendere il sentiero che scende alle spalle del casotto e raggiungere il sentiero 785 con il quale rientrare al parcheggio completando l’anello azzurro.
Noi invece proseguiamo dritto rimanendo sul sentiero 784, passiamo le vigne della Cascina del Buonumore e giunti ad un bivio svoltiamo a sinistra sul sentiero M02. Seguiamo la strada principale fino ad incontrare un altro bivio ed il primo cartello del sentiero dei motti. Svoltiamo a sinistra e proseguiamo fino ad incrociare la provinciale che seguiamo verso sinistra. Dopo circa 300 metri appena prima di un ponticello parte a destra il sentiero che sale verso il primo Motto quello della Capretta. Iniziamo a salire seguendo le indicazioni SM, passiamo accanto a dei ruderi e in circa venti minuti incrociamo il sentiero 777 che sale verso la vetta che raggiungiamo in pochi minuti.
Dal Motto della Capretta si gode di una vista spettacolare sia verso le montagne che verso la pianura oltre al Monte Rosa riconosciamo anche la Pietra Groana dove siamo saliti la settimana scorsa. Dopo le foto di rito proseguiamo il nostro cammino verso nord. Affrontiamo una brevissima discesa e proseguiamo in falsopiano fino ad incrociare sulla destra il sentiero che sale verso la Croce del Teso che raggiungiamo in circa quindici minuti dalla Capretta. Anche questa è una vetta molto spettacolare. Da qui è anche possibile ammirare gli affioramenti vulcanici del super vulcano della Valsesia molto evidenti sulla vicina cima La Pelosa prossima meta odierna.
Proseguiamo ora scendendo verso nord ovest fino ad un incrocio di sentieri dove imbocchiamo il 778 verso est. In circa 20 minuti arriviamo alla deviazione che sale in vetta a La Pelosa e in pochi minuti siamo in cima proprio sulle rocce che un tempo facevano parte di una estremità della caldera del supervulcano della Valsesia il cui diametro è stato stimato fosse almeno di 15 chilometri.
Ci fermiamo per una rapida pausa pranzo con vista e poi proseguiamo seguendo il sentiero 778 verso sud. Anche qui troviamo qualche albero caduto ma nulla di preoccupante. Rimanendo sempre sul percorso principale attraversiamo i vigneti del Boca fino a ritrovare una sterrata prima e una stradina asfaltata poi che seguiamo in discesa attraverso le vigne. Rimaniamo sempre su asfalto ignorando le deviazioni fino ad arrivare alla strada provinciale 32 dove svoltiamo a sinistra in direzione del cimitero di Boca.
Nel parcheggio del cimitero prendiamo la stradina sul lato sinistro seguendo il segnavia 785 che ci permetterà di ricongiungerci all’anello dei Fossili passando, con una breve deviazione, dalla Torre di Cavallirio.
Questo tratto di sentiero è il secondo non manutenuto di cui abbiamo parlato all’inizio; infatti, dopo un primo tratto percorribile facilmente di circa 500 metri si deve abbandonare la strada principale per prendere un sentierino non segnalato che si stacca sulla destra e risale la collina. Fin da subito ci rendiamo conto che non passa praticamente nessuno da qui e il sentiero è invaso da rovi e alberi caduti. La traccia non sempre è visibile e senza GPS sarebbe complicato. Ogni volta che pensiamo di aver ritrovato il sentiero altri alberi caduti ci sbarrano la strada ma alla fine dopo mezz’ora di percorso selvaggio ritroviamo la strada.
Svoltiamo a sinistra per dirigerci verso i resti della Torre di Cavallirio, un’antica torre di avvistamento che insieme alle torri e castelli di S. Lorenzo a Gattinara, Sopramonte a Prato Sesia, S. Genesio a Grignasco, Robiallo a Borgosesia e Vintebbio è stata probabilmente costruita a protezione delle vie commerciali pedemontane e del passo della Cremosina.
Dopo aver aggirato da destra il promontorio dove sorge la torre lasciamo il sentiero 785 per prendere a sinistra il 786 che sale alla torre. Dopo una breve visita ripercorriamo in senso inverso il percorso appena fatto fino a ritornare alla strada che abbiamo faticosamente raggiunto dopo il ravanage nel bosco e iniziamo a scendere.
Raggiunto un bivio proseguiamo verso sinistra, intercettiamo il sentiero che scende dal casotto che abbiamo raggiunto questa mattina e dove avevamo consigliato di chiudere l’anello coi più piccoli. Proseguiamo ora sul sentiero dei fossili fino a raggiungere la strada asfaltata che seguiamo verso destra. Dopo pochi minuti, abbandoniamo l’asfalto per rientrare nel bosco ed incrociare il sentiero 784 che seguiamo in discesa. Proseguiamo su asfalto fino a raggiungere il sentiero che abbiamo percorso al mattino e chiudere così l’anello svoltando a sinistra e proseguendo sempre dritto fino alla macchina.
Galleria Foto
Profilo e traccia GPS
Video Traccia 3D
Leggende storia e curiosità
Il Supervulcano della Valsesia
Circa 290 milioni di anni fa nella zona che sarebbe diventata la Valsesia tra i comuni di Balmuccia e Prato Sesia era attivo un enorme vulcano le cui imponenti eruzioni, in grado di modificare il clima. diedero vita alla formazione di una caldera (ovvero uno sprofondamento) del diametro si pensa di circa 15 chilometri.
Dopo un periodo di attività molto intensa il vulcano si calmò fino a collassare su sé stesso.
Circa 50 milioni di anni fa lo scontro tra la placca Africana e quella Europea che provocò l’innalzamento della crosta terrestre dando origine alle Alpi sollevò e torse anche l’intera struttura del vulcano, portando alla luce tutto l’apparato magmatico ormai fossile che un tempo stava sotto il vulcano a una profondità di circa 25 chilometri e che ora qui e solo qui nel mondo è visibile. Per ulteriori approfondimenti si rimanda al sito www.supervulcano.it e alla visione del video dell’intervista ad Alice Freschi, Presidente della Associazione Geoturistica Supervulcano Valsesia pubblicato da Videotopit su YouTube: