Descrizione
Quota iniziale : 1145 m
Quota finale: 1664m a Follu – 1726 m a Scarpia
Dislivello: 519 m a Follu – 581 m a Scarpia
Tempo: 1:30 h
Approfittiamo della pausa pasquale per un’escursione classica in Valsesia: la Val d’Otro.
Giunti ad Alagna ci rendiamo conto che molti, in questo lunedì di Pasquetta, hanno pensato di approfittare del bel tempo per una gita fuori porta infatti il consueto grande parcheggio è esaurito e siamo costretti a lasciare l’auto appena prima dell’ingresso di Alagna.
Indossati gli zaini, per l’occasione equipaggiati di ciaspole, ci dirigiamo verso l’inizio del percorso accodandoci alle numerose persone che già ci precedono. Seguendo le indicazioni per Otro prendiamo via per Indeccu che passa a sinistra della caserma dei Carabinieri e sale verso la montagna. Dopo un tornante proseguiamo per circa cento metri fino ad incrociare sulla sinistra l’inizio del sentiero segnalato da un grande cartello.
Incominciamo a salire lungo la mulattiera resa un po’ scivolosa dal disgelo. Dopo una decina di minuti incontriamo una bella icona dipinta sulla roccia e subito dopo il bivio per la Val d’Otro. Si sale a gradoni in parte innevati fino ad arrivare in pochi minuti ad un punto panoramico detto “Allo Specchio” da dove si gode di una splendida veduta sul Corno Mud e aguzzando la vista sul rifugio Ferioli meta di nostre passate escursioni.
Continuiamo a salire oltrepassando una baita isolata fino a giungere al bivio per la Caldaia d’Otro. Teniamo la destra e continuiamo a salire con ampie svolte fino a giungere ad una fontana ancora ricoperta di neve nei pressi del bivio per i Laghi di Tailly. Teniamo sempre la destra seguendo il sentiero principale che passa accanto a diverse cappellette. La vallata si allarga e in men che non si dica ci ritroviamo in uno dei posti più affascinanti della Valsesia: la Val d’Otro soprannominata la “Valle sospesa”. Il paesaggio che ci appare improvviso davanti agli occhi toglie il fiato e il bianco della neve si scontra con il blu del cielo senza neanche una nuvola.
Ci dirigiamo verso la chiesetta dedicata alla Madonna della Neve per una breve visita.
Appena oltre la chiesetta ecco il rifugio Zar Senni che ci aspetta per una sublime polenta e salsiccia e una fetta di crostata che merita un assaggio.
Dopo pranzo visto che ci siamo portati le ciaspole assolutamente inutili per la salita, decidiamo di usarle almeno per fare una passeggiata nella valle e visitare le frazioni più vicine.
Eccoci quindi a pestare un po’ di neve verso la frazione di Dorf dove ci fermiamo ad ammirare il forno comunale dove veniva cotto il pane due volte all’anno e la bella fontana di pietra. Attraversiamo il paesino con le sue piccolissime stradine e ci dirigiamo verso la frazione di Scarpia a quota 1726 m e ultima meta della nostra passeggiata.
A malincuore torniamo sui nostri passi ma non senza un ultimo sguardo a questo scorcio di paradiso. Purtroppo dobbiamo scendere perché si sta facendo tardi e abbiamo paura di trovare ghiaccio sul sentiero ( siamo senza ramponcini: saranno il nostro prossimo acquisto!).
Prestando attenzione a non scivolare scendiamo a valle fermandoci ancora a “lo Specchio” per una foto comparativa. Man mano che scendiamo ci accorgiamo che la neve che questa mattina ricopriva il sentiero è quasi sparita lasciando il posto ad una distesa di crocus e bucaneve fioriti.
Bella passeggiata!
Galleria Foto
Cartina e indicazioni stradali
Accesso stradale: Seguire la SS299 della Valsesia fino ad Alagna e parcheggiare nel grande parcheggio sterrato all’ingresso del paese oppure prima dell’ingresso al paese.
Coordinate parcheggio: N 45.846782° E 7.939229°
Leggende storia e curiosità
La leggenda dell’Uomo Selvatico “Das Wilte Mandiè”
Un tempo nella Valle d’Otro viveva un uomo d’indole così selvaggia che se ne stava tutto solo, anche nel cuor dell’inverno, in quel luogo delle alpi di Otro chiamato Die Saccu vicino al torrente. Era alto e forte, con una lunga barba grigia, vestiva di pelli girava scalzo e assai raramente rivolgeva la parola ai pastori che incrociava sulla via degli alpeggi. Si nutriva di erbe e di bacche, talvolta rubava un cavolo da un campo o un sorso di latte da una stalla e di tanto in tanto si recava su un sasso soleggiato sopra la frazione Scarpia e là rimaneva per ore immobile a rimirare la valle.
Un giorno d’inverno mentre tornava col suo secchiello dal torrente Otro, dove si era recato per attingere la sua provvigione d’acqua, incontrò sul sentiero uno sconosciuto che lo salutò “Buon giorno” gli disse questi con voce asciutta. L’Uomo Selvatico non aveva mai visto un simile personaggio: era vestito di velluto nero e calzava lustri stivaletti di pelle fine. “Perché ti affanni tanto sottoponendoti a tali fatiche per condurre in fondo una vita miserabile in questa valle?” chiese lo straniero “Io posso spostare le montagne che la circondano e far sì che il sole la illumini sempre, tutto l’anno; posso trasformare questi poveri campicelli in ricche piantagioni dove farò nascere spighe dorate e viti che daranno uve dolcissime, pronte da raccogliere, senza nessuna fatica”. Lo straniero proseguì: “In cambio vorrei solo la tua anima, non è gran cosa ti pare? Ascoltami e non te ne pentirai”. All’udire tale proposta l’Uomo Selvatico comprese di avere davanti il Diavolo in persona, si fece il segno di croce e girate rapidamente le spalle corse via.
L’Uomo Selvatico continuò a dimorare chissà fino a quando in Die Saccu, riposandosi ogni giorno sul suo sasso dove a poco a poco si è scavata una conca nel punto dove stava seduto. La Valle d’Otro è ancora un luogo isolato e meraviglioso, anche se i campi sono poveri e scoscesi e vi crescono solo segale, patate e qualche cavolo, gli inverni sono bianchi, lunghi e gelidi ma l’anima dell’Uomo Selvatico vi abita ancora.