Descrizione
Quota iniziale : 430 m
Quota finale: 661 m
Dislivello: 348 m l’intero giro (232 m fino al castello di Barbavara, 116 m al lago di S. Agostino e castello d’Arian.
Distanza totale A/R: 6,34 km
Tempo: 2:30h intero giro escluse le soste (30′ salita al castello dei Barbavara, 30′ salita al lago di S. Agostino, 20′ salita al castello d’Arian)
Per l’uscita di oggi abbiamo scelto un itinerario breve, in effetti è più lungo il titolo della passeggiata. Come molte nostre uscite anche questa pur essendo molto corta è possibile, in presenza di bimbi piccoli, spezzarla in due salendo solo al castello dei Barbavara oppure solo al lago di S. Agostino.
Lasciata l’auto nel parcheggio oltre il ponte sul torrente Pascone ci avviamo lungo Via Al Sasso. Dopo circa 100 metri svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per il castello dei Barbavara. Proseguiamo per una cinquantina di metri fino al termine della stradina dove troviamo a destra l‘inizio del sentiero 645. Iniziamo a salire lungo l’evidente mulattiera a tratti delimitata da muri a secco.
In circa 20 minuti giungiamo ad un pianoro dove si possono ancora vedere i resti di una baita e alcuni muri di sostegno dei terrazzamenti. Continuiamo lungo l’evidente sentiero e in circa 10 minuti arriviamo in cima dove si possono ammirare i resti del castello dei Barbavara. Ci prendiamo un po’ di tempo per gironzolare tra le rovine per cercare i resti della cisterna per la raccolta dell’acqua, l’abside di quella che doveva essere una piccola cappella e i resti di una torre. Da quassù si può ammirare la sottostante vallata verso Quarona e verso Varallo. Una sosta di rito e scendiamo ripercorrendo lo stesso sentiero della salita.
Giunti a valle ripercorriamo un tratto di strada fino ad incrociare la Via Al Sasso ma invece di svoltare a destra e tornare al parcheggio svoltiamo a sinistra per attraversare il torrente Pascone su un ponticello pedonale e sbucare ai piedi della chiesa di San Martino. Saliamo la scalinata che porta al piazzale della chiesa e dopo un’occhiata agli affreschi sulla facciata ci dirigiamo verso sud per raggiungere l‘inizio del sentiero 624 per il lago di S. Agostino.
Iniziamo a salire lungo la mulattiera lastricata che parte proprio accanto alla “funtana dal laghet” e che in circa 20 minuti ci porta alla Cappella di S. Agostino dove è presente anche un’area picnic. Ignoriamo il sentiero 736 per Cavaglia che si stacca a sinistra e proseguiamo sul sentiero 624 tenendo la destra. Ora si cammina praticamente in piano e in pochi minuti si arriva ad un bivio con un pannello esplicativo.
Ignoriamo il sentiero a sinistra che percorreremo al rientro e svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per il castello d’Arian 20 minuti. Dopo una decina di metri troviamo la deviazione per la sponda del lago di S. Agostino sito di importanza comunitaria, nursering per le svariate specie di anuri e di rospi. Dopo una breve sosta al lago riprendiamo il sentiero che sale costeggiando il lago. Dopo una decina di minuti di salita arriviamo al bivio per le rovine del castello d’Arian, non è segnalato ma è quasi impossibile non notarlo, e in breve eccoci alle rovine. Purtroppo non rimane molto si riescono solo a scorgere i resti del muro perimetrale e la cisterna per l’acqua.
Torniamo sui nostri passi e proseguiamo lungo il sentiero che scende ora fino alla sponda sud del lago. Ora non ci resta che completare il periplo del lago seguendo il sentiero lungo la sponda est, arrivare al pannello che indicava la salita al castello d’Arian e seguire lo stesso itinerario della salita per tornare all’auto.
Galleria Foto
Cartina e indicazioni stradali
Accesso stradale: Seguire la SP299 in direzione Valsesia fino al km 51. Prendere l’uscita Roccapietra. Seguire le indicazioni fino a Roccapietra dove si può lasciare l’auto nel parcheggio a sinistra oltre il ponte sul torrente Pascone.
Coordinate parcheggio: N 45.793493° E 8.275981°
Profilo e traccia GPS
Video Traccia 3D
Leggende storia e curiosità
Il Castello dei Barbavara
Il castello dei Barbavara o di Santo Stefano sorgeva sulla montagna tra gli abitati di Roccapietra e Varallo in posizione dominante sulla valle sottostante e in grado di controllare le strade di accesso alla Valsesia ma quelle provenienti dal Lago d’Orta attraverso Civiasco e Cilimo.
La costruzione di questo “nido d’aquila” risale al 1050 quando i Conti di Biandrate per esercitare il loro potere sulla valle fecero costruire un castello che dedicarono a Santo Stefano in onore del santo al quale era dedicata la cappella al suo interno.
Per circa 300 anni esercitarono il loro potere sulla valle fino alla fine del XIV secolo quando tra il 1372 e il 1374 i Valsesiani si liberarono della presenza oppressiva dei Conti di Biandrate dichiarandoli nemici della valle e distruggendo i loro castelli sia per impedire un eventuale loro ritorno che per vendicarsi di secoli di angherie.
Nel 1402 il feudo della Valsesia venne assegnato da Gian Galeazzo Visconti a Francesco Barbavara che fece ricostruire il castello che prese il suo nome e regnò sui valsesiani con la stessa prepotenza dei Conti di Biandrate. Per tredici anni i Valsesiani subirono le stesse angherie ma nel 1415 si liberarono definitivamente del feudalesimo e costrinsero Barbavara a lasciare precipitosamente la valle.
Attualmente del castello si possono ammirare solo i ruderi: i resti della piccola cappella, di alcuni muri perimetrali, di una torre di guardia, del portale di ingresso e della cisterna dell’acqua che, osservando quello che ne rimane, doveva avere un soffitto a botte.
Il Castello d’Arian
Sul rilievo che chiude a nord-est la conca che ospita il lago di S. Agostino si trovano i pochi resti del castello d’Arian: alcuni muri, una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana e il pozzo. Storicamente non si sa molto di questo castello probabilmente rappresentava un rifugio temporaneo per gli abitanti del borgo tra l’XI e il XIV secolo. Alcuni storici attestano che fosse stato utilizzato nel 1300 anche da eretici medioevali, gazzari o dolciniani, ricoverati lì dai conti di Biandrate, per tentare, tramite loro, di conquistare il dominio perduto o che stavano per perdere.
Una leggenda vuole che al fondo di questo pozzo si trovi una botte d’oro. Si presume invece che il pozzo fosse collegato al lago attraverso un cunicolo sotterraneo e per mezzo degli argani venisse recuperata l’acqua. A conferma nella sponda del lago si trova una antica presa d’acqua.