La leggenda narra che Pilato, procuratore romano della Giudea, responsabile della crocifissione di Gesù e condannato a morte dall’imperatore Vespasiano, fu posto su di un carro trainato da bufali e affidato alla sorte. I bufali indiavolati partiti da Roma giunsero fino ai Monti Sibillini e terminarono la loro folle corsa precipitando nel lago dalla cresta della Cima del Redentore. A guardia della tomba dell’infelice procuratore fu messo poi un pretoriano dalla corporatura gigantesca. Trasformato in roccia, ancora oggi sorveglia il lago con il nome di “Gran Gendarme”. Si racconta, inoltre che la striscia di ghiaia che costeggia il lago per un certo tratto altro non sia che la traccia della corsa del carro di Pilato. Guai a chi osasse gettare sassi nel lago! Secondo una credenza popolare l’anima di Ponzio Pilato potrebbe suscitare terribili tempeste!
A partire dal XIII secolo è stato considerato luogo di streghe e negromanti, tanto da costringere le autorità religiose del tempo a proibirne l’accesso e a far porre una forca, all’inizio della valle, come monito. Intorno al suo bacino furono alzati muri a secco al fine di evitare il raggiungimento delle sue acque. Nessuno poteva oltrepassarli e chi osava farlo veniva rapito da forze misteriose e maligne a meno che non fosse stato un Negromante. Costui, dopo aver fatto tre cerchi in terra, si posizionava sul terzo e chiamava il demone con il quale desiderava entrare a patti. In questo modo riusciva a comunicare con lui. Il demone si impegnava a prestare per intero la sua opera malvagia mentre il Negromante doveva donare in cambio la sua anima. Ogni anno gli abitanti di Norcia sceglievano un delinquente e lo facevano gettare nel lago come tributo ai demoni contro le tempeste e le calamità naturali che frequentemente devastavano il territorio.
L’alone di mistero che lo circonda, fu rafforzato, da alcune testimonianze a partire dalla seconda metà del ‘300. Benvenuto Cellini (scultore e scrittore italiano) racconta di essere stato avvicinato da creature magiche, Negromanti intenti a far consacrare il “libro del comando” in terra di Norcia con l’aiuto degli abitanti norcini abili in stregonerie e magie. Il “libro del comando” altro non era che un libro dove i Negromanti scrivevano i più svariati e perversi desideri che si avveravano in cambio della loro anima al servizio dei demoni. A testimonianza di questo fatto, Pierre Bersuire (enciclopedista e monaco benedettino), parla di un alto prelato che gli raccontò di un luogo nei pressi di Norcia stregato popolato da creature demoniache.
Un altro nome con il quale era conosciuto nell’antichità era quello di Lago della Sibilla. Nel Museo della Grotta della Sibilla, presso Montemonaco, è custodita una pietra scura, detta “La Gran Pietra”, che reca incise lettere misteriose e rinvenuta nei pressi del lago. Secondo la leggenda questo sarebbe il lago Averno da cui si entra nel mondo degli Inferi.