Descrizione
Quota iniziale : 1741m
Quota finale: 2469 m
Dislivello: 747 m
Distanza totale A/R: 12,64 km
Tempo: 2:35 h
In programma per oggi avevamo un giro ad anello che prevedeva la salita al Passo del Gries per poi proseguire in suolo svizzero per la Capanna del Corno e rientro attraverso il Passo San Giacomo ma il cambiamento repentino delle condizioni meteo, contrario a tutte le previsioni meteo, ci ha fatto desistere ed interrompere la gita al Passo del Gries. Come di consueto prima di partire consultiamo le previsioni meteo sia italiane che svizzere ed entrambe dicono cielo sereno e temperature fresche ma non fredde per cui decidiamo di partire. Giunti a Riale lasciamo l’auto nell’ampio parcheggio a pagamento (3 € al giorno) ai piedi della diga di Morasco. Fa decisamente freddo a causa del vento che ci costringe ad indossare fin da subito pile, giacca e guanti. Il cielo è parzialmente coperto ma speriamo nel miglioramento annunciato dalle previsioni.
Ci avviamo verso la strada chiusa al traffico non autorizzato che sale alla diga del Lago di Morasco. Un sentiero permette di tagliare i tornanti ed abbreviare il percorso. In dieci minuti siamo sul muraglione della diga ed un cartello ci indica che mancano due ore e venticinque minuti alla meta. Percorriamo la strada che costeggia il lago per circa un chilometro fino ad arrivare ad un bivio. A destra parte la carrozzabile che sale all’Alpe Bettelmatt con pendenze più dolci ma più lunga mentre proseguendo dritto si arriva alla stazione della funivia dell’Enel accanto alla quale parte il sentiero un po’ più ripido ma più breve. Scegliamo questa seconda possibilità e in 5-10 minuti arriviamo alla partenza del sentiero. Iniziamo a salire attraversando il rio che scende dall’Alpe Sangiatto e in una decina di minuti arriviamo ad un bivio con dei cartelli indicatori. A sinistra si va verso il rifugio Città di Busto e il Lago del Sabbione mentre a destra si sale all’Alpe Bettelmatt e al Passo del Gries.
Pieghiamo a destra e ricominciamo a salire fermandoci di tanto in tanto ad ammirare la vallata e le nuvole sempre più minacciose (ma le previsioni svizzere non avevano detto che ci sarebbe stato il sole?). Dopo poco più di un’ora dalla diga eccoci arrivati all’Alpe Bettelmatt dove incomincia a scendere qualche goccia di pioggia. Attraversiamo il rio su un bel ponticello di pietra e prendiamo la strada poderale verso sinistra attraversando tutta la vallata fino a portarci ai piedi delle molte cascatelle che scendono dai ghiacciai soprastanti. Da qui si scorge la croce posta sulla cappella/bivacco al Passo del Gries. Riprendiamo a salire mentre sul versante opposto fa capolino la stazione di arrivo della funivia dell’Enel e poco più in là il rifugio città di Busto. Con larghi tornanti guadagniamo quota superando un primo tratto abbastanza ripido. Perdiamo una decina di metri per attraversare un rio e riprendiamo a salire a zig zag sul ripido versante che precede l’arrivo al passo. Lungo il sentiero fa la comparsa la prima neve e quando arriviamo al cippo che segnala la prossimità del passo e alla targa dedicata a Wagner il vento gelido è veramente molto forte e facciamo fatica a reggerci in piedi. Velocemente diamo un’occhiata intorno e scorgiamo avvolta dalla nebbia la croce, il cippo e un cartello indicatore dal quale scendono dei ghiaccioli! (ma non dovevano esserci temperature miti?). Il freddo è intenso per non parlare del vento e la nebbia non ci permette di vedere nulla al di là di qualche metro pertanto decidiamo di ripararci all’interno della cappella/bivacco posta in prossimità del passo e ristrutturata in memoria di tre scout del Reparto Orsa Minore di Milano, tragicamente scomparsi in una bufera di violenza terribile, che travolse la loro comitiva nel pomeriggio del 28 dicembre 1953.
All’interno del bivacco troviamo già altre persone anche loro indecise se proseguire o rientrare. Rimaniamo una mezz’oretta al caldo sperando in un miglioramento del meteo che non ha nessuna intenzione di avvenire. Quando usciamo il meteo non è cambiato anzi il vento sembra essere peggiorato. Per arrivare alla Capanna del Corno da qui ci vuole ancora un’ora di normale cammino ma con la neve, il vento e la nebbia proseguire non ci sembra prudente pertanto rinunciamo e decidiamo di rientrare verso valle ripromettendoci di riprovare in futuro magari col tempo bello.
Iniziamo a scendere lungo lo stesso sentiero della salita e quando arriviamo in vista dell‘Alpe Bettelmatt il cielo sembra aprirsi da questo lato della valle mentre il Passo continua ad essere avvolto da nubi minacciose. Attraversiamo l’Alpe Bettelmatt con le mucche celebri per il formaggio Bettelmatt che pascolano tranquille, quando arriviamo al Lago di Morasco il cielo è completamente sgombro dalle nubi e riusciamo anche a toglierci la giacca anche se in direzione del passo ci sono sempre le solite nubi che ci fanno pensare la abbiamo fatto bene a rinunciare.
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Cartina e indicazioni stradali
Accesso stradale: Autostrada A26 e proseguire sulla E62 fino all’uscita Crodo. Imboccare la SS659 e seguire la strada fino a Baceno. Svoltare a destra per Cascata del Toce e seguire la strada per circa 40 km fino al parcheggio sotto la diga di Morasco.
Coordinate parcheggio: N 46.425° E 8.406111°
Profilo e traccia GPS
Video Traccia 3D
Leggende storia e curiosità
Il Bettelmatt®
Fin dal XIII secolo, tempo della colonizzazione Walser, col nome di “Bettelmatt” si identificava un formaggio ossolano d’alpeggio d’eccellenza usato come merce di scambio, per il pagamento degli affitti, delle concessioni di alpeggio e delle tasse. Il nome Bettelmatt® sembra derivare da “bettel” che significa questua e da “matt” che in tedesco significa pascolo, da qui il nome “pascolo della questua”.
Il Bettelmatt® è un formaggio a pasta compatta di colore che va dal giallo all’oro, la crosta di colore marroncino tendente allo scuro è ruvida. Viene prodotto da latte crudo intero di una mungitura prevalentemente di mucche di razza bruna tra luglio e settembre esclusivamente in sette alpeggi della Valle Antigorio Formazza denominati Morasco o Bettelmatt, Kastel, Val Toggia, Vannino, Poiala, Forno e Sangiatto ad un’altitudine compresa tra i 1800m e i 2200 m s.l.m..
Nell’autunno del 1998 è stato per la prima volta registrato presso la Camera di Commercio del VCO il marchio Bettelmatt® da parte di un produttore che successivamente nel 2001 ha venduto la proprietà e i diritti del marchio alla Comunità Montana. In quell’occasione sono state stabilite alcune regole di produzione.
Nel 2002 è nata la pelure o velina che viene applicata direttamente sulle forme mentre nel 2003 è stata introdotta anche la marchiatura a fuoco apposta direttamente sul prodotto da un esperto che ne certifica la qualità, l’assenza di difetti e i processi di produzione previsti dal decalogo sottoscritto da tutti i produttori.
La grande qualità di questo formaggio è data oltre che dai processi di produzione anche e soprattutto dalla presenza nei sopra citati pascoli dove si nutrono gli animali dell’erba mottolina o muttolina che conferisce un sapore inconfondibile al formaggio.