Descrizione
Quota iniziale : 1097 m
Quota finale: 1667 m
Dislivello: 570 m +34m di perdite di quota
Tempo: 1:45 h
L’uscita di oggi è molto semplice ma offre splendidi panorami sul Lago Maggiore e sul Parco della Val Grande. In presenza di bimbi piccoli o poco allenati è possibile accorciare il percorso fermandosi al Rifugio Pian Cavallone senza salire in vetta al Monte Todano detto “I Balmil” limitando così il dislivello a 433 m + 34 m di perdita di quota.
I percorsi che salgono sul Monte Todano sono molti noi abbiamo scelto quello che parte da Miazzina in località Alpe Pala e precisamente dalla Cappella Fina.
Lasciata l’auto nel parcheggio nei pressi della Cappella ci dirigiamo verso la strada sterrata che parte alle spalle della cappella in prossimità di un cartello esplicativo del parco della Val Grande. Dopo pochi minuti la strada si biforca e occorre tenere la sinistra seguendo le indicazioni per il Rifugio Pian Cavallone. Dopo una ventina di minuti si giunge ad un altro bivio dove occorre proseguire dritto (purtroppo il cartello è illeggibile poiché rovinato dai vandali).
In breve giungiamo ad una cappelletta da dove si può godere di uno splendido panorama sul Lago Maggiore. Subito dopo la strada si trasforma in sentiero sempre molto agevole anche se di tanto in tanto ci sono alcuni passaggi “avventurosi” ma non pericolosi.
Dopo circa 50 minuti di cammino finalmente si arriva alla fontana Zanni dove ci riforniamo di buona e fresca acqua e Toby ne approfitta per una sosta rinfrescante: fa veramente caldo oggi e il sentiero fino ad ora è stato al sole!
Finalmente il percorso entra nel bosco e sale più dolcemente, in un quarto d’ora arriviamo a “I Crusitt” e poco più avanti troviamo il bivio per l’Alpe Curgei. Proseguiamo dritto ormai manca poco a Pian Cavallone, in breve si esce dal bosco e si può godere dello splendido panorama verso Monte Rosa, il Pizzo Marona e la nostra meta il Monte Todano.
Superato uno strappetto abbastanza trafficato arriviamo al rifugio invernale Pian Cavallone e ai ruderi dell’Albergo Pian Cavallone distrutto dai nazifascisti durante il rastrellamento del giugno 1944. Sul promontorio alle spalle dei ruderi la croce del Pian Cavallone eretta dagli scout nel 1950. Proseguiamo verso la cappella del Pian Cavallone dove ci fermiamo pochi minuti per ammirarne anche l’interno. Riprendiamo il sentiero che parte alle spalle della cappella e sale diritto verso la cima del Monte Todano che raggiungiamo in circa 15 minuti. Da qui il panorama è spettacolare e si possono vedere il Pizzo Marona, il Monte Zeda, il Monte Spalavera, la Cima Morissolo, il Pizzo detto Toden, il Lago Maggiore e il Pizzo Pernice. Dopo aver firmato il libro di vetta ci apprestiamo a scendere verso il rifugio Pian Cavallone dove ci aspetta una deliziosa polenta e salsiccia e un grandioso panorama.
Per la discesa seguiamo lo stesso itinerario della salita.
Galleria Foto
Cartina e indicazioni stradali
Accesso stradale: Autostrada A26 uscita Verbania. Girare a destra e imboccare la SS34 fino a Verbania. Seguire le indicazioni per Miazzina, poi per Alpe Pala. Percorrere tutta la strada fino al termine dove si parcheggia l’auto nel parcheggio della Cappella Fina.
. Coordinate parcheggio: N 45.985518° E 8.523893°
Leggende storia e curiosità
Leggenda del Pian Cavallone
Secondo la leggenda del Pian Cavallone nel 1790 viveva sulle pendici del Monte Zeda un rude e perverso pastore di nome Martino (Martinas nel dialetto locale) il quale si era invaghito di una bionda e bellissima pastorella che nei mesi estivi viveva con le sue pecore in una baita situata al Pian Cavallone nella zona dove sorge il rifugio CAI.
La bionda pastorella pura come un rododendro che nasce e fiorisce al Pian Cavallone non voleva saperne delle attenzioni del maturo Martinas e cercava di sfuggirne la presenza.
La sera del 14 agosto 1769 Martinas deciso più che mai a godere delle grazie della pastorella, scese dallo Zeda cavalcando un bianco cavallo e si presentò all’amata rinnovando le sue odiose brame.
Ai rinnovati rifiuti il torvo Martinas nel colmo del furore si lanciò sulla pastorella e la buttò nel burrone sottostante uccidendola.
Il sangue della pastorella, così barbaramente uccisa, si sparse sulle pendici del Pian Cavallone che si ricoprì d’una selva sanguigna di rododendri che ancor oggi si possono ammirare .
Compiuto il delitto Martinas rimontò sul cavallo bianco ma nel fuggire verso il Monte Zeda il cavallo inciampò e trascinò nel burrone il bieco Martinas.