Descrizione
Quota iniziale : 1192 m
Quota finale: 2062 m
Dislivello: 870 m
Tempo: 2:30 h
L’escursione di oggi al Lago Panelatte si svolge lungo un itinerario pieno di ricordi in quanto è stato il mio battesimo della montagna quando avevo 7/8 anni e ci tenevo farlo conoscere ai ragazzi.
E’ un percorso assolutamente privo di qualsiasi difficoltà e adatto anche ai bambini con un minimo di allenamento.
Lasciata l’auto nei pressi della seggiovia in località Arvogno ci dirigiamo seguendo la strada asfaltata verso il ponte sul torrente Melezzo, oltrepassato il quale, parte sulla destra la mulattiera per il Lago Panelatte, la palina indica 2 ore e 30 minuti. Fin da subito si intuisce la bellezza dell’itinerario che stiamo per affrontare immerso in un bellissimo bosco. Dopo pochi minuti la mulattiera lastricata incrocia di nuovo la strada ora sterrata che seguiamo praticamente in piano fino al ponte sul Rio Verzasco. Attraversiamo il ponte per riprendere la mulattiera che ci condurrà in circa 20 minuti all’Alpe Verzasco (1393m 0:10h).
Seguiamo il sentiero indicato con i segnavia rossi e bianchi e passando di fronte alle baite dell’alpe proseguiamo in leggera discesa perdendo una decina di metri di quota per riprendere subito dopo a salire in costante ma non troppo faticosa salita sulla larga mulattiera. L’itinerario si snoda in un bel bosco di faggi prima e di abeti rossi e larici poi, fino ad arrivare all’Alpe Villasco (1642m 1:10h) dove ci sarebbe una fontana che però oggi è asciutta.
Alzato lo sguardo troviamo ad osservarci seminascosta dalle nuvole la Pioda di Crana la cui vista ci accompagnerà lungo quasi tutto l’itinerario..
Riprendiamo a salire fino ad arrivare in un valloncello superato il quale giungiamo all’Alpe I Motti (1844m 1:40 h) ancora disabitata ma la presenza di due grosse stalle ci fa immaginare che in estate ci sia una nutrita presenza bovina.
Proseguiamo sempre salendo i gradini della mulattiera fermandoci a dare uno sguardo verso il basso anche se il tempo non è un gran che oggi e immortalando esemplari di genziana e falso bosso. Superata una nuova balza ecco che in alto ci appare la cappelletta di San Pantaleone (forse dire appare è un po’ esagerato data la nebbia ma aspettando qualche minuto la situazione migliora). In poco più di 10 minuti eccoci arrivati alla cappelletta (1992m 2:10h) dove ci concediamo una sosta per visitarne l’interno ed ammirare il dipinto raffigurate il Santo.
Da qui la Pioda di Crana si manifesta in tutto il suo splendore anche se la nebbia rovina un po’ la vista. Dalla cappelletta proseguiamo a sinistra seguendo i segnavia bianco rossi e i vari ometti lungo il percorso. Tralasciando sulla destra la deviazione per il Passo di Fontanalba che percorreremo in discesa teniamo la sinistra ed attraversiamo un falsopiano ancora coperto di neve fino a giungere all’ultima salitella anch’essa innevata che in pochi minuti ci porta alla nostra meta. Il Lago Panelatte (2062m 2:40h) si presenta ancora ghiacciato ed in parte le sponde sono coperte di neve ma l’emozione è forte. Ci sediamo su uno dei tanti massi e ci concediamo un meritato pranzo. Siccome fa abbastanza frescolino decidiamo di muoverci quasi subito e percorrere l’inizio del sentiero che porta alla Forcola di Larecchio che però è ancora completamente innevato così dopo un giretto nei dintorni ritorniamo sui nostri passi.
Visto che le previsioni danno pioggia nel pomeriggio decidiamo di scendere ma non prima di concederci una deviazione verso il Passo di Fontanalba (2024m), Riattraversati i nevai della mattinata e giunti al pianoro sopra la cappelletta di San Pantaleone, pieghiamo a sinistra dirigendoci a vista verso il passo che ci regala un bello scorcio sulla Valle Onsernone.
Dato il tempo iniziamo a scendere seguendo l’itinerario della salita che visto dall’alto ci regala scorci veramente suggestivi.
Giunti all’auto stanchi ma felici della splendida gita ci concediamo un meritato riposo.
Galleria Foto
Cartina e indicazioni stradali
Accesso stradale: Autostrada A26 fino all’uscita Val Vigezzo/Masera. Proseguire sulla SS337 per 13 km fino a Santa Maria Maggiore poi seguire le indicazioni per Toceno. Giunti a Toceno svoltare a destra in via Circonvallazione. Al termine svoltare a destra in via Craveggia, proseguire per circa 300 m e svoltare a sinistra in via Arvogno. Proseguire seguendo le indicazioni per la località omonima per circa 4,5 km. E’ possibile lasciare l’auto nel capiente parcheggio vicino al rifugio oppure proseguire per qualche centinaio di metri fino ad una piazzola nei pressi della seggiovia.
Coordinate parcheggio: N 46.171901° E 8.458859°
Leggende storia e curiosità
Leggenda delle streghe di Crana
Un alpigiano di nome Pantaleone in un giorno d’agosto saliva all’alpe con due muli quando quattro donne in un campo di segale lo salutarono. Lui non si fermò e continuò a salire lungo il ripido sentiero che porta al passo di Fontanalba attraversando diversi ponticelli.
Attraversando uno di questi ponticelli provò un brivido in tutto il corpo e vide che anche i muli si erano fermati e si sferzavano i fianchi con la coda. Alzato lo sguardo vide il cielo, prima sereno, farsi minaccioso e ripensò ad una delle donne nel campo che gli aveva detto: “Non spira buon vento oggi sulla montagna!”. Ebbe l’intuizione che fossero streghe perché anche in Valle Vigezzo le donne più brutte e quelle più belle erano streghe (strii) e lo stesso per gli uomini che erano stregoni (planduj).
Mancava poco per arrivare alla stretta bocchetta di Fontanalba, dove soffiava sempre un vento tanto forte che a volte si faceva fatica a reggersi in piedi. Proprio là, sbucando da tutte le grotte della Pioda di Crana, si riunivano le streghe.
Ai confini del bosco c’era e c’è ancora un grosso masso con una croce scolpita. Quel luogo si chiama il morto. Il povero Pantaleone suggestionato dalla presenza del sasso, dal luogo aspro, dal vento e dall’oscurità, mentre spingeva avanti i muli, gli sembrò di sentire il masso che sibilava: “Non spira buon vento oggi sulla montagna!”.
Arrivato poco sotto al passo cominciò a cadere una pioggia battente con lampi e tuoni e mentre il vento urlava, una voce continuava a sussurrare la maledizione. Plotoni affiancati di streghe gli sbarrarono il cammino e fra essi, le quattro donne del campo di segale si precipitarono all’attacco di Pantaleone, che si gettò in ginocchio invocando l’aiuto del suo santo protettore, del quale portava il nome. Subito cessano i lampi e il vento, insieme alle streghe: la salvezza era arrivata.
Ridisceso a valle fece voto di erigere in quel luogo una cappella dedicata al Santo. Il giorno dopo un muratore salì con lui al passo e sulle impronte delle ginocchia di Pantaleone posò la prima pietra della cappella. Alla prima neve la cappella era finita e il muratore raccontò che, lavorando per rompere e sagomare le pietre, udiva sibili e lamenti notturni delle streghe e quando diede l’ultimo colpo, dalla Pioda di Crana, si levarono le grida delle ultime quattro streghe del paese che spirarono la notte in cui la cappella fu finita.