Descrizione
Quota iniziale : 1489 m
Quota finale: 2371 m
Dislivello: 882 m
Tempo: 2:45 h
Gli itinerari di salita al Rifugio di Mombarone e all’omonima Colma sono molti, noi scegliamo di salire da Trovinasse. Lasciata l’auto in prossimità di un tornante imbocchiamo il sentiero che sale a destra di una sbarra che limita l’accesso ad una proprietà privata. Anche oggi il tempo è nuvoloso e la presenza di nuvole basse lascia presagire che non ci saranno panorami spettacolari. Si sale dolcemente nel bosco guadando un piccolo ruscello e arrivando in pochi minuti alla strada asfaltata chiusa al traffico. Si segue quindi la strada piegando a sinistra fino a giungere ad un bel ponticello in pietra. Poco dopo si incontra sulla destra il bivio per la Colma di Mombarone. Dopo un centinaio di metri di strada lastricata, in località Cantonazzo si incontra un cartello in legno che indica l’inizio del sentiero. Si sale tra i prati per poi entrare ancora nel bosco. Dopo circa 15 minuti si abbandona definitivamente il bosco per salire tra i pascoli. In mezz’ora dalla partenza arriviamo alla baita Garitta dove è possibile rifornirsi di acqua ad un rubinetto esterno posto sul lato destro della casa (ricordarsi di chiudere l’acqua prima di proseguire).
Dopo aver superato una balza giungiamo ad una seconda baita che passiamo sulla destra. Da questo punto il sentiero prosegue su placche rocciose che potrebbero diventare scivolose se bagnate. Si sale sempre dolcemente e si arriva alla prima delle baite poste nel piano di Brengovecchio. Ora il sentiero prosegue praticamente in piano ma occorre prestare attenzione perché il terreno da queste parti è acquitrinoso. Giunti al termine di questo primo pianoro troviamo un’altra baita che lasciamo a sinistra per risalire una balza rocciosa alle sue spalle, Salendo questa balza incontriamo il bivio per Rasca che ignoriamo per proseguire dritto verso la Colma di Mombarone.
Arrivati ad un secondo pianoro scorgiamo in fondo l’Alpe di Mombarone mentre il sentiero piega decisamente a destra in prossimità del laghetto di Mombarone ridotto ormai ad uno stagno. Il sentiero sale deciso e in pochi minuti siamo sopra la piana. Dopo un breve tratto arriviamo all’Alpe Quarn proprio sotto alla cima che da qui si vedrebbe molto bene se non ci fossero le nubi. Inizia ora il tratto più faticoso e ripido del percorso. In prossimità della baita il sentiero piega a sinistra passando alle spalle della baita per poi salire in modo non proprio comodo. A questo punto occorre prestare molta attenzione e prendere il sentiero a sinistra e non lasciarsi tentare a proseguire dritto seguendo un’altra traccia che sale per direttissima al Colle della Bocchetta perché dopo poco ci si ritrova su una ripida pietraia dove i segnavia spariscono e si fa complicato ritrovare il sentiero (esperienza toccata a noi che abbiamo perso l’inizio del sentiero a sinistra a causa di un gruppo di mucche che facevano la siesta proprio sopra il segnavia, ce ne siamo accorti al ritorno quando le mucche non c’erano più).
Indipendentemente da tutto questo dopo circa tre quarti d’ora di ripido e scomodo sentiero ecco comparire come in un miraggio la bandiera del bivacco Adriano Cosa. Alzato lo sguardo vediamo comparire tra le nubi la sagoma del rifugio e la statua del redentore sulla cima. Ormai manca poco. Incrociamo il sentiero che sale da San Giacomo e proseguiamo a sinistra. Le nuvole sono sempre presenti assistiamo anche allo scontro di due fronti opposti. Dopo pochi minuti eccoci al rifugio dove veniamo accolti da Pepe il simpatico labrador dei gestori che subito fa amicizia con Toby.
Siccome è abbastanza presto avvisiamo i gestori della nostra intenzione di fermarci per pranzo e proseguiamo ancora per una decina di minuti fino alla vetta. La statua del redentore è imponente e sembra volerci raccontare la sua storia. Firmiamo il consueto libro di vetta che si trova in un forziere all’interno del santuario dedicato alla Madonna della Neve ai piedi del monumento e ci fermiamo in attesa che le nubi si aprano. In un momento propizio riusciamo a malapena a scorgere la Cima Tre Vescovi col suo caratteristico altare. Anche questa volta niente panorama e sconsolati scendiamo al rifugio dove ci consoliamo con un pranzetto veramente superbo a base di polenta arrostita, salsiccia, spezzatino e formaggi misti, il tutto anticipato da un tagliere di salumi e verdure in agrodolce fatte in casa e seguito da torta di mele casalinga e un buon caffè.
Dopo la meritata pausa e visto che il tempo non ha nessuna intenzione di migliorare decidiamo di scendere prestando attenzione a seguire il sentiero “più battuto” evitando la pietraia della salita. Man mano che scendiamo il tempo migliora anche se verso la vetta le nubi sono sempre presenti. Incontriamo anche una marmotta che ci tiene d’occhio da lontano. In circa due ore e mezzo ritorniamo alla macchina stanchi ma soddisfatti soprattutto dell’atmosfera accogliente del rifugio.
Galleria Foto
Cartina e indicazioni stradali
Accesso stradale: Autostrada A5 uscita Quincinetto. Passare il ponte e seguire le indicazioni per Settimo Vittone. Al semaforo svoltare a sinistra per Cornaley e seguire la strada per 11 km fino ad uno spiazzo in prossimità di un tornante circa 1 km oltre la frazione di Trovinasse.
Coordinate parcheggio: N 45.686519° E 8.392733°
Leggende storia e curiosità
Statua del Redentore
L’11 Agosto 1893 tre sacerdoti-alpinisti valdostani (l’abbè Bonin, l’abbè Perruchon e l’abbeè Herry) salirono sul Monte Bianco per celebrarvi la messa. Da quella data iniziò la progressiva consacrazione delle vette delle Alpi per opera della Chiesa. Il 5 Settembre 1896, in corrispondenza dell’ultima seduta generale del XIV Congresso cattolico italiano a Fiesole, venne annunciato un “piano di voto al Cristo Redentore”, su iniziativa di Papa Leone XIII, per rendere omaggio a Gesù Cristo Redentore, consacrandogli 19 monti (quanti i secoli della Redenzione) con altrettanti monumenti, sparsi sul territorio nazionale.
Per scegliere le diocesi venne fondata un apposito comitato a Roma, con l’obiettivo di definire delle vette che fossero ben visibili e di facile accesso. Per il Piemonte fu scelta, proprio per la sua posizione dominante sulla pianura, la Colma del Mombarone (2372 m). La statua qui eretta è alta diciannove metri e fu la prima dei monumenti del piano ad essere benedetta il 23 Settembre 1900. Nel basamento quadrato, è stata ricavata una cappella dedicata alla Madonna della neve sormontata da un obelisco ottagonale sul cui apice è stata posizionata la statua in bronzo alta 3 metri del Redentore.
Nel 1948 un fulmine distrusse la statua originale, che fu poi ricostruita del 1991 con finanziamenti di differenti enti del biellese.