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Rifugio Ferioli

Descrizione

Quota iniziale : 1393 m
Quota finale: 2264 m
Dislivello: 938 m + 66 m di perdita di quota da recuperare al ritorno
Distanza totale A/R: 11,29 km
Tempo: 2:45 h

Anche quest’anno siamo arrivati all’ormai tradizionale appuntamento con gli amici di escursionando.it che durante la prima settimana di settembre tolgono la veste di escursionisti provetti per indossare quella di validi gestori del rifugio Ferioli in Valsesia.

Quest’anno dopo le esperienze degli anni passati abbiamo deciso di salire da Rima San Giuseppe in quanto il percorso ci è sembrato più piacevole e meno faticoso.

Lasciata l’auto in uno dei parcheggi all’ingresso del paese di Rima San Giuseppe ci avviamo verso la piazza principale dove è presente una bella fontana. Imbocchiamo la vietta a sinistra seguendo le indicazioni per la GTA e appena prima dell’Albergo Tagliaferro svoltiamo a destra in un vicoletto che seguiamo fino al termine di un muretto a secco per svoltare a sinistra fino al ponte sul torrente Sermenza.

Passato il ponte teniamo la destra e incominciamo a salire lungo una bella mulattiera fino ad una bacheca con le indicazioni dei sentieri. A destra parte il sentiero 92 per il Colle del Piccolo Altare mentre a sinistra inizia il sentiero 96 (GTA) per il Colle Mud e quindi il rifugio Ferioli.

Prendiamo quest’ultimo e incominciamo a salire nel bosco sulla comoda mulattiera ad ampie svolte che in circa mezz’ora ci porta ad un bivio: a sinistra si sale al Tagliaferro mentre a destra si prosegue per il Corno Mud.

Pieghiamo a destra e continuiamo a salire, dopo un’altra mezz’oretta arriviamo all’Alpe Valmontasca (1819 m – 1:15 h ) già chiusa per l’inverno. Continuiamo su comodo sentiero che sale una balza sopra la quale sorge una croce fino ad arrivare all’Alpe Vorco (2075 m – 1:45 h). Anche qui non c’è più nessuno e dopo una breve sosta alla fontana proseguiamo. Ormai il Colle Mud è vicino, iniziamo un traverso in dolce salita con a sinistra la parete nord del Tagliaferro e a destra il Corno Mud. In breve giungiamo al Colle Mud (2324m – 2:30 h) e alla sua Madonnina da qui si prosegue in discesa fino al rifugio Ferioli (2264m – 2:45 h) dove veniamo accolti calorosamente da Giorgio e Claudio che ci riservano un tavolo in terrazza per il pranzo. Visto che è ancora abbastanza presto e la giornata è splendida proseguiamo per il Belvedere dei Sassi Bianchi. La salita non è adatta ai più piccoli ma solo a ragazzini esperti e con passo fermo in quanto il sentiero in alcuni tratti è franato e risulta un po’ scivoloso. Prima di intraprendere la salita consigliamo di chiedere informazioni ai gestori sulla percorribilità. Arrivare al Belvedere significa aggiungere circa 180 metri di dislivello e una mezz’oretta di cammino ma in una giornata come questa ne vale la pena. La parete Sud Est del Monte Rosa è stupenda e sembra di poter toccare la Capanna Margherita, il colpo d’occhio lascia senza parole. A malincuore dobbiamo lasciare questo paradiso per tornare al rifugio dove ci consoliamo con un ottima polenta e spezzatino e polenta e salamino seguiti da una buonissima torta. Durante il pranzo scambiamo quattro chiacchiere con Fabio e gli amici di Malati di Montagna che abbiamo conosciuto qualche anno fa sempre qui al Ferioli che ci omaggiano del loro simpaticissimo gadget e con Giorgio e Claudio di escursionando.it. Tra una chiacchiera e l’altra ci rendiamo conto che sono già le tre passate ed è giunto il momento dei saluti. Ci diamo appuntamento per il prossimo anno e ci avviamo verso valle seguendo lo stesso sentiero della salita. Lungo il sentiero veniamo raggiunti da Fabio e il suo gruppo ed insieme scendiamo verso Rima soddisfatti per la splendida giornata trascorsa in ottima compagnia.

 

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Cartina e indicazioni stradali

Accesso stradale: Seguire la SS299 della Valsesia fino a Balmuccia. Svoltare a destra prendere la SP10 e seguirla fino a Rima S. Giuseppe.

Coordinate parcheggio: 45.885095° N 8.000040° E

Profilo e traccia GPS

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Leggende storia e curiosità

La strada del Paradiso

Secondo la leggenda La strada del Paradiso molti anni fa a Rima, incantevole paesetto della Valsesia, viveva una povera vecchietta. Sua unica consolazione era un bimbetto di sei anni, orfano di papà e mamma, che aveva allevato da quando aveva una anno. Con lui andava a falciare l’erba, a raccogliere la legna, a lavorare i campi. Ma un inverno, un inverno tremendo, carico di neve e di gelo: il bambino s’ammalò di polmonite e dopo qualche giorno spirò.
La sventurata vecchietta, affranta dal dolore non si dava più pace; mattina e sera si recava ad inginocchiarsi presso la tomba del suo angioletto e lo chiamava per nome.

– O Signore, perché non avete preso me? Io sono vecchia e lui era all’alba della vita. Perché?

E piangeva, piangeva giorno e notte…

Venuta la primavera, ogni sera, immobile come una statua, sedeva sui gradini della sua casetta situata all’ingresso del paese, proprio al margine della strada. Si sedeva e stava a guardare la bianca strada sulla quale mesi prima il suo  bimbo l’attendeva, giocava e canterellava felice.

Ma una sera, d’un tratto, la vecchietta trasalì. Era desta o sognava? Che cosa brillava laggiù in fondo? La donna dilatò le pupille; sì, era una processione di bimbi che avanzava tenendo nella manina un piccolo cero acceso: le vesti candide, le ali bianche, il viso raggiante.

La vecchietta pensò subito che tra quegli angeli avrebbe visto anche il suo. Ma la processione sfilò tutta ed il figlioccio non c’era! Fuori di sé dalla disperazione, fermò l’ultimo angioletto e con voce soffocata dai singhiozzi, gli chiese:

– …. E lui… lui… perché non c’è?

– Perché non può reggersi in piedi , mia buona nonnina. I suoi abiti sono tutti inzuppati di lacrime pesano come piombo. Se volete che anche lui percorra la strada del Paradiso, non piangete più.

E la processione sparì nel buio. La donna, riavutasi dalla commozione, andò al vicino Santuario della Madonna, collocò un cero sull’altare e pregò a lungo con fervore.

La notte il bimbo apparve in sogno alla nonnina:

– Mi vuoi ancora bene, nonnina?

– Certo che te ne voglio, e tanto!

– Vuoi che vada anch’io in Paradiso?

– Sicuro che lo voglio!

– Ebbene, allora devi promettermi che non piangerai più.

E la nonnina fece solenne promessa. La sera seguente la vecchietta si vestì a vesta e, seduta davanti alla casetta, stette ad attendere.
La sua attesa non fu vana: ecco, una candida processione si snoda, lenta e solenne, lungo la strada del Paradiso. La vecchietta scruta tutti gli angioletti ad uno ad uno. D’improvviso il suo cuore sussulta di gioia: ha visto nella schiera degli angioletti anche il suo tesoro ed anche lui ha il braccino alzato e la manina sfolgorante di luce.
Il bimbo sorride alla nonnina e la chiama a sé. E quella stessa notte ella raggiunge il suo angioletto.

Tratto dall’Enciclopedia delle Regioni – Piemonte ed. Aristea