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Rifugio Zar Senni

Descrizione

Quota iniziale : 1170m
Quota finale: 1664m al rifugio – 1854m a Pianmisura
Dislivello: 494m al rifugio – 684m a Pianmisura
Tempo: 2:00 h

L’escursione di oggi ci porta al Rifugio Zar Senni in una delle valli più belle e incantate della Valsesia. Il sentiero è abbastanza agevole anche se a tratti risulta un po’ rovinato.

Lasciata l’auto nell’ampio parcheggio poco oltre l’ingresso del paese ci avviamo lungo la strada asfaltata che si dirige verso la Via Centro. Giunti a questa via svoltiamo a destra e dopo una decina di metri svoltiamo a sinistra proprio nei pressi di una fontana.

Attraversiamo il paese e sbuchiamo su un’altra strada asfaltata che piega a destra e sale sul monte proprio di fronte a noi. Seguiamo la strada asfaltata per un paio di tornanti fino ad incontrare sulla sinistra l’inizio della mulattiera n. 3. Il sentiero si inerpica nel bosco passando davanti ad un pilone votivo e in una decina di minuti scarsi giunge al primo bivio. Si trascura la mulattiera che prosegue dritto e si piega a destra lungo la mulattiera che sale ripida a gradoni. Si incontra un altro pilone votivo e poi una cappelletta. La mulattiera si addolcisce fino a giungere nei pressi di una baita. Si riprende a salire superando il bivio per la Caldaia di Otro mantenendosi a destra fino ad un’altra cappelletta un po’ più grande delle precedenti. La mulattiera ora è un po’ rovinata, passa accanto ad un’altra cappelletta poi si tranquillizza fino all’arrivo a Follù.

Uno sguardo a valle per ammirare il Corno Mud e il Tagliaferro e via verso la bellissima chiesetta con la facciata affrescata risalente al 1659 e subito dopo troviamo il Rifugio Zar Senni ricavato dai locali dell’ex latteria consortile da qui il nome Zar Senni che significa Alla Latteria.

Oggi invece dei soliti panini ci deliziamo con un’ottima polenta e spezzatino al rifugio.

La gita potrebbe tranquillamente finire qui ma dopo il lauto pasto decidiamo di proseguire verso l’Alpe Pianmisura in fondo alla vallata.

Ci dirigiamo verso il villaggio Walser di Dorf passando davanti all’antico forno comune per il pane ancora utilizzato due volte all’anno. Proseguiamo verso Scarpia con le sue caratteristiche case Walser. All’uscita dalla frazione il sentiero sale aggirando un promontorio per proseguire in falsopiano fino all’alpeggio di Pianmisura Piccola dove incontriamo delle simpatiche mucche.

Attraversato l’alpeggio incontriamo il bivio per il passo Foric e il Bivacco Ravelli. L’Alpe Pianmisura si trova al di la del Rio Foric per cui si può scegliere tra due percorsi: al bivio girare a sinistra perdendo una decina di metri di quota per attraversare il Rio su una comoda passerella di legno per poi risalire il versante opposto su un ripido sentiero fino all’Alpe, oppure proseguire dritto al bivio per una decina di metri fino ad un altro bivio dove si piega a sinistra e si attraversa il Rio ad un facile guado, in questo caso non si hanno perdite di quota e si arriva comunque all’Alpe e alla famosa chiesetta.

Alle spalle della chiesetta si può ammirare il Passo Foric e la vallata appena percorsa.

Dopo pochi minuti decidiamo di scendere visto l’imminente arrivo di un temporale.

Per la discesa seguiamo lo stesso percorso della salita.

 

Galleria Foto

Cartina e indicazioni stradali

Accesso stradale: Seguire la SS299 della Valsesia fino ad Alagna e parcheggiare nel grande parcheggio sterrato all’ingresso del paese.

Coordinate parcheggio: N 45.85074° E 7.940074°

Leggende storia e curiosità

La leggenda dell’Uomo Selvatico “Das Wilte Mandiè”

Un tempo nella Valle d’Otro viveva un uomo d’indole così selvaggia che se ne stava tutto solo, anche nel cuor dell’inverno, in quel luogo delle alpi di Otro chiamato Die Saccu vicino al torrente. Era alto e forte, con una lunga barba grigia, vestiva di pelli girava scalzo e assai raramente rivolgeva la parola ai pastori che incrociava sulla via degli alpeggi. Si nutriva di erbe e di bacche, talvolta rubava un cavolo da un campo o un sorso di latte da una stalla e di tanto in tanto si recava su un sasso soleggiato sopra la frazione Scarpia e là rimaneva per ore immobile a rimirare la valle.

Un giorno d’inverno mentre tornava col suo secchiello dal torrente Otro, dove si era recato per attingere la sua provvigione d’acqua, incontrò sul sentiero uno sconosciuto che lo salutò “Buon giorno” gli disse questi con voce asciutta. L’Uomo Selvatico non aveva mai visto un simile personaggio: era vestito di velluto nero e calzava lustri stivaletti di pelle fine. “Perché ti affanni tanto sottoponendoti a tali fatiche per condurre in fondo una vita miserabile in questa valle?” chiese lo straniero “Io posso spostare le montagne che la circondano e far sì che il sole la illumini sempre, tutto l’anno; posso trasformare questi poveri campicelli in ricche piantagioni dove farò nascere spighe dorate e viti che daranno uve dolcissime, pronte da raccogliere, senza nessuna fatica”. Lo straniero proseguì: “In cambio vorrei solo la tua anima, non è gran cosa ti pare? Ascoltami e non te ne pentirai”. All’udire tale proposta l’Uomo Selvatico comprese di avere davanti il Diavolo in persona, si fece il segno di croce e girate rapidamente le spalle corse via.

L’Uomo Selvatico continuò a dimorare chissà fino a quando in Die Saccu, riposandosi ogni giorno sul suo sasso dove a poco a poco si è scavata una conca nel punto dove stava seduto. La Valle d’Otro è ancora un luogo isolato e meraviglioso, anche se i campi sono poveri e scoscesi e vi crescono solo segale, patate e qualche cavolo, gli inverni sono bianchi, lunghi e gelidi ma l’anima dell’Uomo Selvatico vi abita ancora.