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Follù

Descrizione

Quota iniziale : 1191 m
Quota finale: 1785 m
Dislivello: 594 m
Tempo: 2:30 h

Eccoci alla seconda nostra uscita. La meta di oggi è la Val d’Otro la Valle dei Walser proprio sopra Alagna.

Lasciata la macchina nel grande parcheggio di Alagna (1191m) attraversiamo il paese seguendo le indicazioni per il sentiero 3 Val d’Otro. In breve lasciamo la strada principale e ci addentriamo lungo il sentiero che sale deciso nel bosco. Il percorso è ben tenuto e gradino dopo gradino iniziamo a salire. Lungo la via incontriamo qualche cappella e una fontana. Dopo circa 1:45 di cammino ad un tratto la valle si allarga e si incominciano a vedere le prime baite di Follù. Il sentiero si fa pianeggiante, di fronte a noi la chiesetta affrescata di Follù. Dopo una breve pausa proseguiamo sul sentiero in falsopiano verso la frazione di Dorf prima e Scarpia poi. Siccome il sentiero continua ad essere abbastanza tranquillo decidiamo di proseguire fino a Pianmisura (circa 30 minuti da Follù), ci fermiamo proprio sotto il Passo Foric dove i bimbi possono toccare l’ultima neve ancora presente siamo a quota 1785 m. Per il ritorno ripercorriamo lo stesso sentiero della salita.

 

Galleria Foto

Cartina e indicazioni stradali

Accesso stradale: Seguire la SS299 della Valsesia fino ad Alagna e parcheggiare nel grande parcheggio sterrato all’ingresso del paese.

Coordinate parcheggio: N 45.851944° E 7.939444°

Leggende storia e curiosità

La leggenda dell’Uomo Selvatico “Das Wilte Mandiè”

Un tempo nella Valle d’Otro viveva un uomo d’indole così selvaggia che se ne stava tutto solo, anche nel cuor dell’inverno, in quel luogo delle alpi di Otro chiamato Die Saccu vicino al torrente. Era alto e forte, con una lunga barba grigia, vestiva di pelli girava scalzo e assai raramente rivolgeva la parola ai pastori che incrociava sulla via degli alpeggi. Si nutriva di erbe e di bacche, talvolta rubava un cavolo da un campo o un sorso di latte da una stalla e di tanto in tanto si recava su un sasso soleggiato sopra la frazione Scarpia e là rimaneva per ore immobile a rimirare la valle.

Un giorno d’inverno mentre tornava col suo secchiello dal torrente Otro, dove si era recato per attingere la sua provvigione d’acqua, incontrò sul sentiero uno sconosciuto che lo salutò “Buon giorno” gli disse questi con voce asciutta. L’Uomo Selvatico non aveva mai visto un simile personaggio: era vestito di velluto nero e calzava lustri stivaletti di pelle fine. “Perché ti affanni tanto sottoponendoti a tali fatiche per condurre in fondo una vita miserabile in questa valle?” chiese lo straniero “Io posso spostare le montagne che la circondano e far sì che il sole la illumini sempre, tutto l’anno; posso trasformare questi poveri campicelli in ricche piantagioni dove farò nascere spighe dorate e viti che daranno uve dolcissime, pronte da raccogliere, senza nessuna fatica”. Lo straniero proseguì: “In cambio vorrei solo la tua anima, non è gran cosa ti pare? Ascoltami e non te ne pentirai”. All’udire tale proposta l’Uomo Selvatico comprese di avere davanti il Diavolo in persona, si fece il segno di croce e girate rapidamente le spalle corse via.

L’Uomo Selvatico continuò a dimorare chissà fino a quando in Die Saccu, riposandosi ogni giorno sul suo sasso dove a poco a poco si è scavata una conca nel punto dove stava seduto. La Valle d’Otro è ancora un luogo isolato e meraviglioso, anche se i campi sono poveri e scoscesi e vi crescono solo segale, patate e qualche cavolo, gli inverni sono bianchi, lunghi e gelidi ma l’anima dell’Uomo Selvatico vi abita ancora.